L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (a sinistra). Photo credit: Ellif / Wikimedia Commons / CC BY 3.0
Rivoluzione nella Chiesa d’Inghilterra. Con una votazione a schiacciante maggioranza, 378 voti favorevoli, 8 contrari e 25 astenuti, il Sinodo della Chiesa anglicana d’Inghilterra ha deciso di aprire il vescovato alle donne. Dopo un lungo confronto, la posizione riformista della Chiesa d’Inghilterra, capeggiata fortemente dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, è alla fine prevalsa, come si è visto, con un gran numero di favorevoli. Tra le altre personalità favorevoli a una riforma che permettesse l’accesso al vescovato per le donne spicca il premier britannico David Cameron, che si è dichiarato “fermamente a favore delle donne vescovo, che riaffermano la posizione della Chiesa d’Inghilterra come Chiesa moderna e in sintonia con la nostra società. Il voto, avvenuto a Londra, però, è avvenuto a seguito di molte polemiche, sollevate da alcuni anglicani che vorrebbero vietare l’accesso alla carriera ecclesiastica alle donne. La questione era spinosa anche per il fatto che, nonostante la Chiesa d’Inghilterra non prevedesse il vescovato per le donne, molte altre comunità anglicane sparse per il mondo avevano già adottato da tempo provvedimenti in tal senso, come quelle di Australia, Canada, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Polemiche ci sono state però con un gruppo proprio di donne religiose, chiamato Proper Provision” e capitanato da Susue Leafe, che ha dichiarato come non si tratti “di un problema di uguaglianza, ma di teologia. Uomini e donne sono stati creati uguali da Dio, ma ci sono delle differenze nel ruolo che uomini e donne hanno all’interno della famiglia e nella Chiesa di Dio”. La riforma, comunque, è solo al primo passo. La decisione dovrà passare ora al Sinodo generale e poi al Parlamento inglese. Infine l’approvazione definitiva dovrà darla la stessa regina d’Inghilterra, Elisabetta II, che come sovrano è anche capo della Chiesa d’Inghilterra. Ma nulla fa pensare che le opposizione e le proteste lungo questi procedimenti possano impedire una decisione che, per la Chiesa d’Inghilterra e la religione cristiana in generale, ha il sapore di una vera e propria rivoluzione dei tempi.