La prima pagina del Manifesto di oggi
Tre notizie, proprio oggi che avevamo deciso di mettere una foto e buonanotte ai suonatori. Ieri, nella sede del Manifesto, è arrivato il fax dei tre liquidatori della storica testata della sinistra italiana nel quale, con tre righe, dichiaravano chiusa l'avventura: "Oggetto: Comunicazione cessazione attività aziendale e richiesta concessione trattamento straordinario di integrazione salariale". Tradotto: "Il giornale chiude e i lavoratori vanno in cassa integrazione per dodici mesi". E' una vergogna ma succede nell'Italia degli editori imprenditori che di editoria non capiscono una mazza e orientano le testate stracotte che acquistano seguendo il vento politico che tira. Il Manifesto no. Testata libera autogestita. Non c'è più spazio per i duri, figuriamoci per i puri.La seconda notizia. La Corte di Cassazione ha deciso: "I blog non sono stampa clandestina, i blogger non sono dei facinorosi agit-prop". Ha inoltre sancito che "non sono testate giornalistiche e non devono essere registrati". La sentenza ha ovviamente una portata storica ed è inutile dire che la vicenda, nata con la querela per diffamazione al blogger Carlo Ruta, da parte del procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, è stata seguita con grande interesse in tutto il mondo. Nonostante il giudizio della Corte di Cassazione, resta però il clima di incertezza che caratterizza i "diari in rete", considerata la nebulosità della normativa vigente. Il nostro compito sarà, quindi, come sempre, tenere accese le antenne perché con l'aria che tira, un attimo di disattenzione può essere letale.
La terza notizia. A Livorno, città memore del suo passato, la sede di Equitalia è stata presa a bottigliate...Molotov. Quelli di Equitalia hanno detto "Ma la colpa non è mica la nostra, è la legge". Questa uscita ci ricorda quello che avveniva nelle Marche del Regno Pontificio, quando i gabellieri venivano bastonati dalla gente costretta a pagare tasse inique al Vaticano. Anche in questo caso la colpa non era dei gabellieri, ma non potendo prendersela con il Papa...