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Chiuso per fallimento!

Creato il 05 febbraio 2015 da Patuasia

Dell’identità della Valle d’Aosta e della sua salvaguardia non ha mai fregato a nessuno in primis all’Union valdotaine. La prova, se ce ne fosse ancora bisogno, è il fallimento della scuola plurilingue. Un progetto nato dall’interesse di alcune mamme con figliolette in raggiunta età scolastica. Partorito di fretta e finito con altrettanta fretta. Un progetto simile, se serio, non può nascere da un’esigenza personale, ma da una visione culturale ampia, dotata di obiettivi e di orizzonti per tutti. Non è stato così né potrà mai essere così. Diamo un’occhiata in giro.

Quanti soldi sono stati spesi per organizzare corsi di formazione, gite, trasferimenti vari, incontri sulla francofonia, traduzioni, mostre, film senza parlare dei costi fissi per l’indennità di francese per i dipendenti pubblici? Una enormità! Il risultato? Un fallimento su tutta la linea! Il francese non si parla. Direi che è addirittura una lingua odiata. Ma andiamo avanti. L’identità di un luogo si costruisce oltre che con la lingua, con la sua storia. Come è stata trattata la storia? Con umiliazione. Il nostro capoluogo viene definito, a ragione, la Piccola Roma, frega a qualcuno? No! Non solo, sembra che dia fastidio. L’ex assessore alla Cultura, Laurent Viérin, paladino dell’identità, ha mortificato il Teatro romano costruendo lì accanto un catafalco di ferro. Un enorme insulto. La Restitution dell’ignoranza e del cattivo gusto. Non pago ha trasformato la piazzetta d’Armi: il cuore della città e della Fiera di sant’Orso, in un anonimo passaggio, svilendo sia la Porta Pretoria sia la vivibilità degli aostani. Un colpo inferto alla storia e alle consuetudini. Restitution di altra porzione di ignoranza… come se mancasse. L’attuale scoperta della struttura megalitica, un cromlech simile a quello che si trova al Colle del Piccolo San Bernardo, ma molto più esteso, non è vista con la passione che dovrebbe, credo che sia, più che altro, una enorme seccatura. Ritarda la costruzione del nuovo ospedale!

La crisi economica non sfiora i portafogli dei politici iper identitari, ma taglia i contributi ai musei. Proprio ai luoghi dove l’identità si tutela. Il MAV non ha soldi per acquistare opere di pregio del nostro artigianato, l’Archivio sonoro di Arvier chiuderà i battenti; la Biblioteca regionale non ha un euro per acquistare i libri; cinquemila pezzi di cultura rurale, donati da François Cerise alla Regione per la realizzazione di un museo, giacciono chissà in quale cantina o in quali case; le sagre paesane spaziano dai prodotti del territorio a ridicoli prestiti mediterranei. Non accenno ai servizi che sono da terzo mondo.

Il modello Valle d’Aosta è un bazar disordinato. Un negozio cinese dove si trova di tutto, senza qualità e a caro prezzo. Il modello Valle d’Aosta è un modello che ha fallito! Ditemi con quali argomenti possiamo difendere l’Autonomia?

 


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