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Chiusura delle università in grecia? l’importanza del sapere

Creato il 27 settembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Alberto Giusti

Nel dicembre del 2012, pubblicai su questo portale un’intervista a due ragazzi in Erasmus ad Atene, per chiedere loro come si vivesse nella Grecia della crisi economica. Mai avrei immaginato che, meno di un anno dopo, le stesse Università in cui quei ragazzi seguivano i corsi per il loro soggiorno all’estero avrebbero rischiato la chiusura.

È di pochi giorni fa la notizia che il governo greco, fra i tanti tagli che periodicamente applica alla spesa pubblica per continuare a ricevere gli aiuti della comunità internazionale, ha deciso di trasferire oltre il 40% del personale tecnico/amministrativo delle università ateniesi, oltre 1300 persone, ad altre amministrazioni. Il Senato Accademico dell’Università nazionale capodistriana di Atene (http://en.uoa.gr/) ha pubblicato un comunicato in cui, denunciando i folli tagli al sistema, annuncia la cessazione di ogni funzione didattica e di ricerca per mancanza del personale necessario. Si tratta di un ateneo con 50.000 iscritti: come se cessasse di funzionare l’Università di Firenze, o la Statale di Milano.

università grecia CHIUSURA DELLE UNIVERSITÀ IN GRECIA? LIMPORTANZA DEL SAPERE

foto fanpage.it

Se ancora avevamo bisogno di prove convincenti, quest’ultimo avvenimento, quest’ultimo provvedimento del governo greco, dimostra che la strada intrapresa per uscire dalla crisi è piuttosto la migliore per rimanere, per sempre, un paese senza alcun tipo di autonomia, e senza futuro. Se già non fossero state sufficienti le misure suicide imposte dalla Troika per “risanare” l’economia greca, decidere di colpire in maniera così chiara e decisa la produzione e la diffusione del Sapere significa, scientemente o incoscientemente, decidere di mettere la parola fine alla propria cultura, al proprio sviluppo, alla propria ricchezza in conoscenza. Significa mettere un punto nella storia di un paese, un punto per il quale andare a capo significa lanciarsi da un precipizio. Non c’è uscita dalla crisi senza investimento nel Sapere, perché significa fare a meno di competitività e originalità.

La Grecia, sperando che ancora le cose possano cambiare, può essere per noi un utile esempio. Un esempio da non seguire. Anche l’Italia, dal 2008 ad oggi, ha disinvestito in Sapere. Ha tagliato su Università, Ricerca e Scuola, mentre Francia e Germania aumentavano gli investimenti. E ancora oggi c’è chi pensa che gli atenei italiani possano essere ulteriormente spolpati. Ebbene: gli atenei pubblici italiani non sono ancora sul punto di chiudere, come quelli greci, ma sicuramente, per garantire un minimo di competitività al paese e un margine di sviluppo per la nostra società, non possono sopportare altre manovre o riforme a caso. Siamo anche noi sull’orlo del baratro, anche se in Italia ce ne dimentichiamo spesso, mentre ci perdiamo dietro a processi e facezie varie. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta? Auguriamocelo, e leggiamo con attenzione la prossima finanziaria.

Chissà dove verranno presi i soldi necessari a non aumentare l’Iva.

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