Uno dei film più apprezzati di questo Festival di Roma, Phoenix prosegue l’indagine nel passato della Germania del regista Christian Petzold. Dopo la Germania dell’Est del 1980 de La scelta di Barbara, l’autore con quest’ultima opera ci immerge nel periodo post seconda guerra mondiale, con la storia di una donna che torna sfregiata dal marito dopo la deportazione. Un film ricco di colpi scena e di momenti altissimi, che vede protagonista un’intensa Nina Hoss. Quest’ultima, rimasta bloccata in aeroporto per uno sciopero, non ha potuto partecipare alla conferenza stampa, dove invece Christian Petzold ha parlato a lungo del suo lavoro e delle sue ispirazioni.
Petzold, che tipo di ricerche ha dovuto fare per questo film?
Christian Petzold: Può sembrare assurdo, ma non esistono documenti sui sopravvissuti ai campo di concentramento poi ritornati a casa, anche perché non avevano più una casa. Per cui ho letto molte cose di Primo Levi e sono stati importanti i testi di Hannah Arendt, che ha lavorato molto con i sopravvissuti. Si tratta comunque di un argomento e di un momento della storia tedesca su non è mai stato scritto niente. Con Phoenix abbiamo cercato di riempire questo vuoto.
Il film richiama alla mente Vertigo – La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock…
Christian Petzold: Ho iniziato a creare il soggetto del film quando ho letto un articolo di Harun Farocki su Filmkritik che parlava proprio di questo film e aveva come titolo “Scambio di donne”. Devo dire comunque che si tratta del mio film preferito, per esso provo amore e odio. Phoenix probabilmente è un Vertigo girato dal punto di vista di Kim Novak.
Come ha scelto le musiche e le canzoni? Nel film occupano un ruolo fondamentale…
Christian Petzold: Nelly canta Speak Low di Kurt Weill. Questa è una canzone realizzata da Weill quando era in esilio a Los Angeles. Credo sia significativa questa scelta, perché è un brano che trasmette un forte senso di nostalgia di casa.
Come ha lavorato con i suoi collaboratori? Gli ha mostrato qualche film a cui ispirarsi?
Christian Petzold: Abbiamo speso molto tempo insieme a vedere film. Abbiamo visto Le catene della colpa di Jacques Tourner, da cui ha attinto il cameraman, La scampagnata di Jean Renoir, che è ambientato nel periodo precedente all’occupazione tedesca in Francia, Josephine di Jacques Demy, ed infine l’unico film diretto da Peter Lorre, Der Verlorene.
A cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net