CHRISTMAS IN LOVE 2011 : L'ARTISTA di Irene Pecikar
Creato il 13 dicembre 2011 da Francy
«Ispettore
Walsh, è arrivata questa busta per lei».
Mark Walsh
si girò di scatto e si aggiustò infastidito il ciuffo con la mano.
«Chi l’ha
portata?» chiese asciutto.
«Non saprei…»
gli rispose l’agente Kramer.
«Ma che
razza di poliziotto sei?» sbottò l’ispettore. Erano ormai passate
24 ore dalla scomparsa di Elisabeth Cunningan e la polizia annaspava
nel buio più completo. Ma a rendere Mark così intrattabile, era il
fatto che Beth, oltre a essere la figlia del sindaco, era anche la sua
donna. Questo nessuno lo sapeva, altrimenti di motivi per rapirla e
vendicarsi di lui ce ne sarebbero stati diversi.
Prese la
piccola busta bianca e la rigirò ispezionandola esternamente.
Non c’era alcuna scritta.
«Vedi di
scoprire chi l’ha portata. Siamo in un comando di polizia, non in
un salone di bellezza, diamine!» disse rabbioso andando verso la scrivania
a prendere il tagliacarte.
Quel tarlo
che lo preoccupava era ora diventato certezza: qualcuno sapeva della
sua relazione con Beth. Non si trattava di una persona, ma di una bestia.
Lo avevano sopranominato “l’Artista”. Aveva già ucciso tre donne
nell’ultimo anno. Il modus operandi era sempre lo stesso: le
avvicinava con una scusa facendole salire sulla sua auto. Dopo 48 ore
le lasciava di notte in un luogo pubblico in piena vista finché il
mattino qualcuno non si imbatteva nel raccapricciante spettacolo. Morivano
per asfissia, ma dai segni sul loro corpo venivano prima torturate.
Ogni donna rappresentava un dipinto. Stessa acconciatura, perfetta copia
dell’abito, uguale posa artistica. La polizia aveva fatto le ricerche
del caso, ma non era riuscita a trovare un bel niente. Nessun indizio,
nulla che fosse sfuggito alla meticolosa preparazione dell’Artista.
Gli esperti
avevano supposto fosse un uomo di bell’aspetto, carismatico forse,
che ispirava fiducia. Le tre donne erano state viste allontanarsi su
tre diverse automobili, tutte scure, ma nessun altro particolare. Nessuna
marca, nessun numero di targa. Nessuna ripresa di telecamere. Nonostante
l’Artista si stesse sempre più avvicinando alla polizia, quasi sfidandola,
questa non era in grado di individuarlo.
Ora la faccenda
era diversa, ora si trattava di qualcosa di molto personale! Il serial
killer stava invitando Mark a giocare con lui. Se avesse vinto, Beth
sarebbe stata salva...
Quella mattina
si era svegliato proprio di buon umore. Merito della sua donna. Che
strano, lui il cinico ispettore Mark Walsh, nipote del fondatore del
giornalismo investigativo, si era innamorato. Quando alla cena di gala
il sindaco Cunningan gli aveva presentato la figlia Elisabeth, Mark
non era riuscito a toglierle gli occhi di dosso. Era rimasto colpito,
prima che dal corpo sinuoso, dalla sua freschezza. Quella donna era
così diversa da suo padre. Era una persona solare, disponibile, che
non si reputava migliore degli altri. Quando Mark le aveva chiesto di
ballare, lei aveva accettato subito preferendolo a Jason Carries, l’eccentrico
rampollo della famiglia dei più noti industriali della zona.
«Grazie
per avermi salvata da quel damerino…» le aveva sussurrato lei, mentre
Mark la stringeva cercando di non apparire goffo nell’improvvisato
valzer.
«È stato
un piacere, Miss Cunningan» le aveva detto lui sorridendo nella sperava
di non far trapelare troppo l’attrazione che stava provando.
«Beth, chiamami
Beth. E tu sei Mark, vero? No, non rispondere, lo so già…» aveva
continuato lei, appoggiando la sua morbida guancia sul suo collo per
parlargli dolcemente nell’orecchio.
Quel contatto
gli aveva smosso le viscere. Aveva annusato il profumo dei capelli di
Beth, raccolti e composti e se li era immaginati sciolti ricadere sulla
schiena nuda.
Era in quel
momento che aveva capito che anche lei era attratta e, se avesse avuto
un po’ di fortuna, la serata si sarebbe conclusa più che bene. Sempre
che non fosse giunta qualche telefonata inopportuna.
Quella sera,
più tardi, Beth lo aveva invitato nel suo appartamento. Erano
andati via separatamente per non dare nell’occhio. Poi lui l’aveva
raggiunta.
Si erano
guardati pochi istanti, occhi negli occhi, lui le aveva tolto le forcine,
lei gli aveva sorriso sorniona, prima di lasciarsi andare alla passione
travolgente.
Si erano
spogliati con foga senza badare a preliminari o a etichette, ma concedendosi
l’uno all’altra con desiderio.
Era entrato
con urgenza nella seta umida di quella donna e aveva assaporato ogni
centimetro del corpo bianco e delicato, in contrasto con il suo olivastro
e segnato dagli scontri.
I gemiti
di lei lo facevano impazzire e accelerare. Erano esplosi di piacere
insieme, accasciandosi poi esausti tra le lenzuola.
«Attendevo
da tanto questo momento» gli aveva detto a un certo punto Beth guardandolo
con occhi adoranti e accarezzando con dolcezza la profonda cicatrice
che aveva sulla spalla sinistra.
«Ci siamo
conosciuti questa sera…» aveva accennato lui un po’ perplesso.
«Ti ho visto
la prima volta al telegiornale due mesi fa. Ho chiesto a mio padre di
parlarmi di te, del caso che segui… Non volevo che si insospettisse,
ma dovevo conoscerti. Poi ho iniziato a sognarti, sempre più di frequente,
e continuavo a vederti sui giornali e in tv, senza mai poterti incontrare…
è stata una sofferenza. Infine ho convinto mio padre a invitarti al
galà. Avrebbe mandato l’invito solo al capo della Polizia, ma ho
sottolineato che tu avresti fatto strada e che avrebbe dovuto averti
dalla sua parte… Sono stata egoista, lo so… Mi perdoni?».
Si era gettata
poi tra le sue braccia e aveva iniziato a baciargli il collo. Mark non
aveva fatto nemmeno in tempo a risponderle, che i loro corpi avevano
iniziati a cercarsi bramosi per fondersi di nuovo.
Non era solo
passione, ma molto di più, qualcosa che Mark non sapeva ben definire
o forse era solo sorpreso. Sorpreso e spaventato. Come poteva un poliziotto
come lui avere una donna? L’avrebbe esposta a una serie interminabile
di pericoli e l’unica cosa che Mark voleva era proteggerla.
Dopo qualche
minuto Kramer era tornato. La sua esitazione fece ribollire l’ispettore.
«Allora? Che mi dici, chi è stato a portare questa lettera?».
«Nessuno
lo sa, nessuno ci ha fatto caso… Era nel suo raccoglitore, ispettore.
Susan dello smistamento l’ha trovata e ha immaginato fosse per lei.
E io gliel’ho portata. Questa mattina c’è un via vai, tutti a scambiarsi
gli auguri, e nessuno ha visto niente» spiegò l’agente. «Ma non
è firmata?».
Mark lo incenerì
con lo sguardo. «Vi voglio tutti, nessuno escluso, in sala riunioni
fra cinque minuti!» ordinò.
Rilesse quel
messaggio sibillino, avrebbe voluto passarlo alla Scientifica per le
impronte, e qualsiasi traccia avrebbero potuto scovare, ma non poteva,
non ufficialmente almeno. Però aveva qualche favore da farsi restituire.
Prese la cornetta e compose il numero del laboratorio.
«Sono Mark,
ho bisogno che tu mi renda quel favore… Ti mando una busta, dimmi
tutto quello che riesci a scoprire».
«Sto per
lasciare la città per festeggiare il Natale con la mia famiglia. Per
quando?» chiese la calda voce femminile.
«Per ieri!»
rispose irritato l’ispettore.
Poi si avviò
verso la sala riunioni. Avrebbe redarguito tutti: com’era possibile
che qualcuno si fosse introdotto in centrale e fosse passato inosservato?
Per fortuna c’erano delle telecamere. Avrebbe messo due agenti a rivedersi
tutti i filmati, prima o poi sarebbe saltato fuori qualcosa.
Dopo la riunione
Mark Walsh si allontanò e si diresse verso il laboratorio.
Marie Ann
aveva i capelli biondi ossigenati legati in una coda e indossava il
suo camice bianco con i primi bottoni sapientemente aperti così da
far intravvedere i grossi seni. Ma a Mark non faceva più alcun effetto.
La loro tormentata relazione era finita da qualche mese. Marie Ann era
una donna non abituata a un no, come risposta, e cercava di ottenere
sempre tutto sfruttando la sua avvenenza. Non si era mai posta limiti,
Mark lo sapeva bene, ma non l’aveva mai giudicata: in guerra e in
amore tutto era lecito. Erano in molti a essersi infilati nel suo letto
in cambio di varie cortesie. E la maggior parte di loro era stata mollata
senza remore appena lei aveva raggiunto il suo scopo.
Mark l’aveva
coperta quando la donna aveva contaminato distrattamente una delle possibili
prove dell’Artista. Da qui il favore che lui stava ora rivendicando.
«Cosa hai
scoperto?» chiese Mark saltando i convenevoli.
Lei gli si
avvicinò, posando quasi le labbra carnose su quelle di Mark, nell’indifferenza
di quest’ultimo.
«Non ho
tempo da perdere con i tuoi giochetti…».
«Ok, va
bene… come sei diventato noioso, ispettore…» disse la donna avvicinandosi
al pc. «Esternamente ci sono tre impronte. Le tue, quelle di Susan
e quelle di Greg… Kramer. Sul cartoncino interno quella di Elisabeth
Cunningan, la figlia del sindaco. La conosci, giocate insieme?» chiese
curiosa Marie Ann.
Mark esitò
un attimo. Com’era possibile che ci fossero proprio le impronte di
Beth?
Ricordò
le parole del messaggio: “Sono a un passo da te. Se tu saprai giocare,
e vincere questa volta, non mi sottrarrò
alla resa. E così estenuante non avere
un rivale come si deve. Vuoi giocare con me Mark Walsh e salvare la
tua Beth? Unica regola: solo tu e io”.
Ora questo
messaggio aveva un suono sibillino. Forse lui aveva frainteso, forse
era solo un gioco di Beth. No, non aveva senso. Tutta la polizia della
Contea la stava cercando, Beth non avrebbe giocato in questo modo perverso.
Mark iniziò a pensare all’ultima volta che si erano visti, a cosa
lei gli aveva detto. Sì, ora ricordava: voleva trascorrere il Natale
con lui sul lago. Lì non c’era segnale per i cellullari, non c’erano
telefoni, né corrente… «Solo tu e io» gli aveva detto.
C’era qualcosa
che sfuggiva al poliziotto e altro che non tornava all’uomo innamorato.
Come mai non aveva capito che persona piccola e meschina era la sua
donna? Perché se davvero era andata alla baita al lago senza darne
notizia a nessuno, creando tutto quel subbuglio, allora era davvero
una bambina capricciosa ed egoista.
I suoi pensieri
balenarono confusi in ogni direzione, mentre premeva forte sull’acceleratore
della sua auto. Avevo trascorso da un mese ogni momento libero con quella
donna e non si era accorto di che persona fosse. Lei lo aveva ingannato,
stregato. E lui si era lasciato ammaliare. Che razza di poliziotto era?
Continuava, però, a esserci una nota stonata in quella congettura…
Ripensò allo sguardo sincero e pulito di Beth, ai discorsi che avevano
fatto. Lei era una donna splendida, una mente brillante e aveva sempre
una buona parola per tutti. Faceva volontariato all’ospedale, si occupava
dell’orfanotrofio, non poteva essere solo una facciata per la campagna
elettorale di suo padre ormai alle porte.
Quando arrivò
alla baita, Mark notò l’auto di Beth e un presentimento si inerpicò
sulla sua schiena facendogli accapponare la pelle.
Estrasse
la pistola e la torcia e cauto entrò dalla porta sul retro. All’interno
era tutto buio, solo nel salone c’era ancora qualche brace nel camino
a illuminare con luce fievole la stanza. E lì, sul divano, Mark notò
la sagoma di una donna. Si intravvedeva un’acconciatura importante,
come una dama di un’altra epoca… L’adrenalina gli andò a mille.
Era Beth. Indossava un abito antico ed era sistemata in una posa innaturale.
Quando Mark si avvicinò, si accorse che aveva un cordino di cuoio stretto
al collo. Se avesse tardato il cuoio, ancora bagnato, si sarebbe asciugato
del tutto strangolandola.
Beth respirava
ancora, anche se debolmente, ma era svenuta.
Mark mise
della legna nel camino e in breve la fiamma viva rischiarò la stanza.
«Beth, riprendenditi!
Sono Mark! Amore, forza!» urlava mentre cercava di infilare il temperino
sotto il cordino con attenzione per reciderlo e senza farle del male
con la lama affilata.
Quando la
gola della donna fu libera, Beth inspirò rumorosamente. La fame d’aria
si placò pochi istanti dopo, quando riaprì gli occhi.
«Lei…»
cercò di dire la sua donna tossendo.
«Non parlare,
riprenditi prima» le disse Mark sollevandola e facendola adagiare sul
letto.
«Mark, ascoltami…
lei ha detto che se fossi sopravissuta dovevo dirti che questo era il
suo regalo di Natale. Se sono viva, tu hai giocato con lei, solo con
lei? Chi è l’Artista, Mark? Chi mi ha fatto questo?».
Mark Walsh
capì che per tutto il tempo l’Artista era stata a un passo da
lui. Poteva agire indisturbata e nessuno avrebbe mai sospettato di lei.
«Tu l’amavi?»
gli chiese con un filo di voce Beth.
«No! Non
l’ho mai amata!» urlò tutto il suo disprezzo Mark. «Ma lei questo
lo sa» aggiunse.
Il giorno
dopo Mark e Beth trascorsero il Natale a casa del sindaco. Mark non
aveva mai passato il Natale in una casa così sontuosa, né tanto meno
intrisa di tradizione. Lui aveva sempre evitato le feste in famiglia,
ma quella le era sembrata una benedizione. Un Natale speciale, da festeggiare,
accanto alla sua amata Beth.
Marie Ann
aveva abbandonato in fretta e furia il suo appartamento e nessuno sapeva
dove si fosse dileguata. Avevano scoperto che il nome che con cui la
conoscevano era falso e la FBI aveva ipotizzato che si spostasse lungo
il Paese e che forse aveva compiuti altri delitti. Era una donna scaltra.
L’indomani
anche Mark avrebbe continuato a investigare,era una questione personale,
ma quella giornata era dedicata alla sua donna. Nel pomeriggio avevano
raggiunto l’appartamento Beth e si erano amati come non mai.
«Sono un
pazzo a farti correre questo rischio. Perdonami.»
«Saresti
un pazzo a lasciarmi da sola in balia degli eventi, Mark Walsh. Ti amo
e accanto a te mi sento al sicuro».
«Al sicuro,
dopo quello che ti è successo?» protestò Mark stringendola forte.
«Niente
è più importante che stare insieme a te…».
«Ti amo,
Beth» le sussurrò Mark. «Farò in modo che non ti succeda mai più
nulla di male» aggiunse baciandola con ardore.
Nell’albergo
di fronte una donna con un caschetto nero aveva ascoltato quell’intima
conversazione.
«La pausa
natalizia sta per finire, ispettore Mark Walsh. Tra poco dovraigiocare
di nuovo con me…» aveva detto l’Artista terminando con una cantilena
inquietante.
IRENE PECIKAR nasce a Trieste nel 72, dove vive con i tre figli e il marito. È molto amante degli animali che nella sua casa non potrebbero mai mancare. Dopo studi scientifici, si è dedicata alla sua viscerale passione per la
scrittura seguendo corsi di giornalismo, di correzione bozze e
iniziando a collaborare come editor freelance con alcune piccole case editrici.
Attualmente collabora con siti e riviste - tra cui la neonata "Romance
Magazine" - occupandosi di articoli letterari, recensioni e interviste.
Scrive racconti di vita vissuta per alcune riviste femminili tra cui "Confidenze" e "Vera"
Cura il blog "Tuttosuilibri", con l’intento di sostenere autori emergenti meritevoli.
Predilige il genere noir, giallo, horror, paranormal, meglio se imporporato di passione.
HA PUBBLICATO: "L'antico profumo di gelsomino", suo romanzo d'esordio, seguito da "Transilvania love" e "Segreti" editi da Edizioni R.E.I. .Inoltre è presente nell'antologia "365 Racconti Horror per un anno" e "Il magazzino dei mondi" (Delos Books).
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