.§ una pastorella per Maria Carolina§.
Era quasi sera, ormai. le sale e i corridoi del palazzo erano rischiarate dalla luce delle candele, mentre la servitù a piccoli passi felpati eseguiva con solerzia le solite mansioni vespertine. in un’ala del primo piano, un caminetto scoppiettante rischiarava il salottino neoclassico di Maria Carolina. la quale era adagiata su una comoda poltroncina dai colori tenui e dalle stoffe setose e preziose quasi quanto la sua veste candida e ricca di trine che la facevano sembrare ancora più voluminosa del solito. perchè la regina era in dolce attesa, e quel Natale acquistava a corte un sapore particolare. il nennillo aveva ancora da nascere, ma tutti proteggevano la futura madre, sebbene non si fosse ancora pienamente inserita nella caotica e brulicante vita della reggia partenopea. e quel che ai suoi occhi risultava molto difficile da digerire nella sua nuova vita di regina e di moglie era proprio il suo sposo, Ferdinando. sgraziato e non acculturato, anzi a voler esser sinceri abbastanza inferiore per intelligenza rispetto a lei, per Maria Carolina era un vero supplizio per la mente e l’anima certe volte cercare punti in comune con il suo giovane marito. cercava rifugio nel suo delicato salottino, quando non sopportava più la presenza di Ferdinando che amava solo battute volgari e parlava per lo più in dialetto. lì in quell’oasi di pace, leggeva e approfondiva la storia e la cultura della sua nuova patria, perchè la sua intenzione principale era quella di governare bene, come faceva sua madre da anni nei suoi domini austro ungarici. e così si avvicinò al folklore locale, ai gusti degli artisti e degli artigiani e rimase incantata dal tesoro che all’inizio dell’Avvento in reggia veniva allestito accanto alla sala da ballo in pompa magna- ovvero il presepe di corte. monumentale, decorativo, scenografico, catturava lo sguardo con i colori e le pose dei vari personaggi, con il volo di angeli sospesi audacemente sulla Natività, le colonne spezzate a dare quel tocco di fascino antico, i viandanti e le popolane, i Magi e i pescatori. una rutilante sarabanda di fantasiosi e ben sceneggiati frammenti di vita popolare, immersi in una dimesione quasi leggendaria. ne fu talmente colpita che decise di partecipare anche lei nel suo piccolo all’allestimento. scelse il soggetto, chiamò l’artigiano preseparo di corte e si dedicò al progetto anima e corpo. dalla terracotta finemente lavorata sbocciarono prima il busto florido poi le braccia tornite infine minuscoli piedini calzati da un paio di zoccoletti che imitavano il legno. gli occhi cerulei in vetro cristallino e la bocca atteggiata a sorriso estatico, la pastorella ormai era pronta. le mancava solo l’abito e a quello lavorava Maria Carolina, di sera nel tepore del suo salottino, al riparo da sguardi indiscreti. Ferdinando intanto si teneva a debita distanza, consapevole della sua inferiorità rispetto alle innumerevoli qualità della consorte. ma quella sera la sua curiosità fu troppo forte. si fece annunciare dal lacchè posto a lato della pesante porta di legno intarsiata. vociando e ridendo di proposito sguaiatamente, si introdusse nell’ angolo privato di sua moglie di proposito. e ammutolì dalla sorpresa. con grazia e una scintilla di trionfo nei suoi occhi, Maria Carolina gli porse l’oggetto al quale fino a quel momento aveva dedicato più di mille attenzioni: la pastorella del presepe era terminata. Ferdinando rimase senza parole, intimidito dalla bravura della moglie. Perchè Maria Carolina, nonostante la gravidanza e la mancanza materiale di tempo era stata di parola. e un nuovo e incantevole personaggio avrebbe da quella sera stessa in poi arricchito il presepe della reggia.