.§homo videns§.
Era quasi Natale. Max lo sapeva dallo schermo al plasma che monumentale e statico come una statua antica scolpita nel marmo occupava quasi tutta la parete attrezzata del salottino di casa. e per la guida televisiva che ogni giorno gli faceva compagnia scandendo con i suoi programmi le ore della sua giornata. al mattino non era un buon mattino se non si svegliava grazie al buongiorno di unomattina. c’era sempre la bonazza di turno da scartare con lo sguardo, voluttuosamente come un cioccolattino fondente. e già quel belvedere gli riempiva lo stomaco, e gli saziava la fame mattutina. poi proseguiva con il tg, i vari contenitori mattutini, talk show che fuggiva come la peste preferendo vecchie puntate di telefilm americani, tipo i Robinson. insomma il genere anni ’80 di cui sentiva tanto nostalgia, quasi quanto i calzini bianchi di Michael Jackson sfoggiati in Thriller. dopo l’abbiocco pomeridiano, il caffè delle 4 del pomeriggio lo riportava sul pianeta Terra, giusto in tempo per controllare la posta elettronica- hai visto mai che gli qualcuno si ricordava di lui? un augurio natalizio tramite quelle simpaticone di cartoline elettroniche piene di renne scorreggianti- che lui riteneva davvero il top della risata a crepapelle?- sotto lo sguardo benevolo di Mara Venier, pronta a sciogliersi in lacrime per l’ennesimo caso omicida dell’anno che volge ormai al termine. ma poi la sera, terminata la cena in solitario con un un pollo allo spiedo ordinato dalla rosticceria sotto casa e consegnata dal fattorino brufoloso e scostumato, Max e il suo sedere occupavano abusivamente il divanetto in finta pelle marrone, giusto nel momento in cui le luci dello studio di Cinecittà si accendevano sui protagonisti del Grande Fratello. Max li adorava, sul serio. non perdeva una puntata. conosceva vita morte vizi e miracoli dei reclusi della casa, manco esistesse un gioco tipo lascia o raddoppia collegato al reality show! lui mandava a memoria tutto, perfino le volte che usavano la doccia o il gabinetto. ci siamo capiti, un’ossessione era la sua. una mania. ma del resto, in casa doveva restare, con quella gamba rotta a causa di uno scivolone in discesa libera sulla neve. e lì doveva inventarsi come trascorrere il tempo, anzi come ammazzarlo. preferiva non pensare a quello che non poteva ottenere più: alle gare sospese, alle Olimpiadi sfumate, ad Amelia che ingrata lo aveva lasciato di punto in bianco per una fuga in Messico o che il diavolo se la porti dove le era più piaciuto andare a passare le vacanze di Natale con il suo ex migliore amico. Non era questo il Natale che avrebbe preferito trascorrere, potendo scegliere. Purtroppo per lui, non c’erano altre scelte a sua disposizione. E ora viveva di sogni televisivi e ogni tanto di uno spinello, che lo rendeva euforico e rilassato, volontariamente dimentico di quel Natale che ormai bussava alle porte, sgradito quanto un pugno in un occhio.