Magazine Diario personale

Ci risiamo (oops, you did it, AGAIN??)

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Ci risiamo.

Fra un mese è Natale.

No, non fraintendetemi: questo non è il solito post “oddio-che-palle-fra-poco-è-natale”. Io amo il Natale, l’ho sempre amato, sempre lo amerò, anche se ultimamente è velato di tristezza, malinconia, e una certa dose di ansia.

Ma il giorno di Natale, in sé, con tutto quello che rappresenta, per me è e continuerà a restare magico. Un giorno di magica sospensione dove, godendomi famiglia e affetto, posso dimenticare e mettere da parte tutte le ansie. Per un giorno, almeno, mi è concesso no?

Fare come Rossella e dichiarare: “’fanculo, ci penserò domani. Domani è un altro giorno” (Santo Stefano, il giorno degli avanzi di Natale).

No, il ci risiamo è: ci risiamo, è di nuovo quel periodo dell’anno dove (come ad agosto) c’è qualcuno che si lagna di dover lavorare il sabato e la domenica e alle feste comandate. E di essere pure pagato per farlo.

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e chi non lo vorrebbe? (ma anche uno qualsiasi eh..)

Ora, come ogni anno, mi tocca passare il prossimo mese e mezzo (perché non smetteranno di lagnarsi fino a dopo la befana, quando cominceranno a lagnarsi che sono stanchi e stressati e che gli ci vuole una vacanza) a irritarmi ogni volta che sento un commento del genere, e a trattenere le mani che prudono e la bocca che… beh, la mia bocca due insulti li vorrebbe anche lanciare, poveraccia, sono io che la castro sempre…

Ne faccio una questione personale, si, perché non voglio generalizzare: a me personalmente danno fastidio queste lagne. Ogni benedetto anno.

Ogni benedetto anno la stessa storia.

E che palle lavorare durante le feste. E che palle perché la gente non se ne sta a casa. E perché devo lavorare solo io. E perché e percome.

Se gli fai notare che sbagliano, e che forse dovrebbero essere un po’ più grati del fatto che POSSONO lavorare. Ed essere pagati per farlo (o per non farlo, se stanno a casa malati o in ferie), e che nello stesso periodo in cui loro prendono tredicesima e quattordicesima c’è chi prende solo calci sui denti e anda, ti si rivoltano contro acidi. Ti insultano dicendo che tu “non sai”.

Non sai di cosa stai parlando.

Certo: non hai un lavoro, quindi non sai, oppure sei un freelance, quindi ti gratti dalla mattina alla sera e fai quello che vuoi, no? Sei libero come un fringuello, non hai turni, fai la bella vita.

Non sai.

babbo-natale-povero...

Non sai anche se hai lavorato dieci anni nel turismo, settore in cui notoriamente si lavora durante le vacanze DEGLI ALTRI, e magari eri sempre quella designata a fare da copertura durante le vacanze (senza figli, senza famiglia, che ti costa lavorare?): e in tutto questo non ti sei mai lamentata una volta di dover lavorare ad agosto, dicembre, il sabato, la domenica, o ai turni di notte del front office (vero, ne ho fatti pochi, ma li ho fatti. E senza lamentarmi…. A questo punto vorrei una medaglia).

Era lavoro. Era pagato. Era tutta un’altra epoca? Nemmeno più di tanto.

Una vocazione? Non so, può essere: durante quel periodo (e ancora oggi, tranne rare eccezioni, sentendo ancora amici e colleghi), non ho mai sentito un collega lamentarsi di dover lavorare durante le feste o festività che fossero.

Primo, perché erano pagati di più. Secondo perché per ogni festa lavorata c’era il recupero, secondo possibilità: ciò significa che anche nel turismo succede che si saltino i recuperi per MESI, prima di riuscire a farli, se le necessità del lavoro lo richiedono – lo dico prima che qualcuno cominci a lagnarsi: eh ma a me revocano anche i riposi perché in negozio non c’è abbastanza personale: fatevene una ragionee: succede, non siete speciali e nemmeno sfigati. È così. È lavoro.

E allora perché invece ogni anno, ogni semestre, mi devo sorbire sempre la solita storia: lagne su lagne e maledizioni ai clienti che entrano a comprare durante il periodo delle feste. E si, sono fastidiosi. E si, vorrebbero risparmiare ma avere roba bella, e si, dovreste trattarli bene anzi: dovreste stendergli il tappeto rosso, ricordando che è grazie a loro e al fatto che acquistano da voi, che il negozio che vi paga lo stipendio ogni fine mese, puntuale, non ha ancora chiuso e voi non vi trovate col culo sulla strada.

Come tanti di noi.

O a fronteggiare giorno dopo giorno l’incertezza della vita da libero professionista e tutto quel che comporta:

  • clienti che ti pagano quando vogliono,
  • bollette e scadenze che invece arrivano puntuali,
  • tasse da pagare e strapagare, ferie? Ahahaha!
  • Malattie pagate? (tu droghi??)
  • Tredicesima e quattordicesima?? (si, ti droghi!)

Insomma, passa il tempo ma le lagne son sempre le stesse, e io mi dico: ma la gente è cieca? O solo stronza?

old ruins

old scratched and dirty photo of ruins and rubble

Danno dei ciechi a noi, ma sono loro per primi quelli che non vedono al di là del proprio naso, dell’io io io, e del me me me.

Non vedono che il vecchietto che fa fatica ad arrivare a fine mese e si trascina al centro commerciale ogni giorno, per sedersi sulle panchine al fresco d’estate e al caldo in inverno (e che a loro da tanto fastidio perché neanche compra – come osa!) è quello che vive solo e a metà mese già non ha più soldi per fare la spesa? Che campa a scatole di tonno (che non costano poco) e pasta scondita? Che si rifugia al centro commerciale perché i soldi per pagare la bolletta dei caloriferi non ce li ha, e quindi li tiene spenti?

Non conoscono nessun altro libero professionista che non ha orari, o feste comandate, che va dove il lavoro lo chiama e risponde anche a mezzanotte perché c’è sempre la solita urgenza? Che prima di sedersi a tavola a Natale (per un frugale pasto pagato da qualcun altro) controlla velocemente le email, e poi passa il pomeriggio invece che a giocare a tombola a sistemare qualche casino che gli impiegati regolari non hanno ricordato di sistemare prima di scappare dall’ufficio la vigilia, con la fetta di panettone fra i denti e la tredicesima a foderargli le mutande?

No, non vedono. Non sanno, e non vogliono sapere.

Perché sono tutti presi a urtarsi perché devono lavorare.

E se da un lato possono anche avere ragione (il centro commerciale aperto tutto il giorno a Natale in effetti è un filo esagerato eh…) dall’altro hanno torto, torto marcio. Torto nell’atteggiamento, e torto nella filosofia. Torto per via dell’egoismo e nella superiorità di cui ancora si ammantano: torto nel credere che il loro lavoro “sicuro” e pagato sia un diritto inalienabile che si sono conquistati e nessuno può mettere in discussione.

A questa gente io rido in faccia e dico che ho lavorato quanto e più di loro, avevo un lavoro come il loro, e il mio un giorno non solo lo hanno messo in discussione, ma me l’hanno pure levato. Così, senza neanche grazie e arrivederci. Alla faccia del diritto.

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A questa gente io auguro contratti “a sospensione”, dove il datore di lavoro finalmente vi può lasciare a casa a “riposarvi” come meritate per due, tre, sei mesi. Senza pagarvi, così provate come si sta, e quanto allegro e riposante sia. Senza garanzie, così la vostra vita finalmente non sarà più sempre il solito noioso tran tran.

A questa gente dico: fatevi tranquillamente da parte e lasciate il posto di lavoro a chi ha voglia di farlo e accoglierà i clienti con il sorriso, e un welcome cocktail in una mano, invece che con risposte acide e malavoglia.

A questa gente, che mi chiede “e quindi cosa devo fare, sentirmi in colpa perchè io ho un lavoro?”, dico no… ma magari farebbe piacere una volta ogni tanto vedere un pò più di gratitudine. magari un pensiero coerente o due sul fatto di essere molto fortunati, invece che sempre i soliti sfigati (uè uè uè).

A questa gente io dico proprio NO: prima di aprire il forno e dare fiato, imparate a guardarvi attorno e pensarci su un attimo.

Certo, ognuno di noi ha diritto di lagnarsi per quel che vuole. È proprio per questo motivo che io ho il diritto (e lo sto esprimendo ora, qui) di lagnarmi di voi che vi lagnate!

E spero anzi di dare fastidio a voi come voi ne date a me.. così almeno su qualcosa siamo pari.

E buone Feste eh, sempre Buone Feste e Tanti Auguri, comunque voi le passiate.


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