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Spero tu sia felice. Sabato siamo venuti a trovarti tutti e tre: io, IlMioAmore e la Purulla. Mamma e Babbo erano già a casa tua da una settimana.
Tu non c'eri, non ci sei più da 15 mesi. Ma eri in ogni stanza, in ogni mio sguardo, in quella casa che è stata ristrutturata dopo che te ne sei andata, ma che per me è rimasta la stessa.
Ti ho sentita camminare velocemente nel corridoio e tirar su con forza erculea le pesantissime tapparelle, ma, come sempre, solo quando nessuno ti sentiva. Avevi un carattere forte, ma con l'insicurezza di una bimba rimasta orfana troppo presto ti piaceva lamentare dolori spesso inesistenti, per essere al centro dell'attenzione.
Volevo dirti tante cose. Che ho messo il tuo orologio da tavolo, il primo regalo che il Nonno ti fece quando eravate poco più che bambini, in cucina, ad accompagnare ogni nostro risveglio. Che ti ho sognata tante volte in questo anno. Che la Purulla quando è nata era identica a te.
Ti ho sentita raccontarmi di quando il Nonno era stato fatto prigioniero dai tedeschi, e tu, dopo mesi senza sue notizie, eri andata in bicicletta da un sergente maggiore delle SS a chiedere dove fosse stato portato, e finalmente hai saputo dov'era stato portato, e che nel giro di poche settimane sarebbe stato liberato.
Quando ero bambina ci andavi ancora, in bicicletta; ricordo quando mi hai portato sulla funicolare senza dirlo alla Mamma, e lei si è (ovviamente) arrabbiata quando l'ha saputo. Il tuo cuore era grande e invadente, non abbiamo vissuto la quotidianità di nonna e nipote, così quando venivamo a trovarti esageravi, come per colmare il vuoto che si creava nel corso dei mesi.
Ti ho sentita cantare le canzoni di quando eri bambina, le stesse che cantavi anche al Babbo.
Ti ho vista alla finestra, sbracciandoti per accogliere il nostro arrivo e salutando piano piano quando siamo andati via. Ho ricordato il tuo abbraccio forte, le tue mani morbide ma vigorose fino all'ultimo.
Ho sentito il tuo profumo di buono e di pulito. Non uscivi praticamente mai, da quando il Nonno se n'era andato, ti eri ritirata a guardare il mondo seduta davanti alla finestra, ma non ti ho mai vista spettinata o in disordine.
Ho dormito dal tuo lato del letto, in camera tua, e ho guardato il lampadario che ti ha salutato quando te ne sei andata.
La Purulla si è sentita a casa appena abbiamo varcato la soglia. Mi piace pensare che l'anno scorso, in quella prima settimana di febbraio, vi siate incrociate, e che tu le abbia detto tutto quello che c'è da sapere per essere felici.