Ci siamo. Ieri abbiamo trasferito la Blasto-on-Ice!
Dopo giorni di esami su esami e di rincorse del picco ovulatorio, di up and down di ormoni x y z, finalmente FollicolOne s'e' levato di torno e ha lasciato un bel terreno ciccio e accogliente per Blastina.
Non vi dico che viaggio down the Memory Lane mi sono fatta a tornare alla clinica. Pero' ho tenuto botta eh.
Ho resistito quando, sabato, finalmente abbiamo intravisto la clinica dalla strada.
Ho resistito quando abbiamo parcheggiato e ho fatto una foto all'edificio, da mettere nello story book della Picca.
Ho resistito quando abbiamo fatto altre foto nella sala d'attesa, con Picca che giocava a mettere in ordine le bustine di zucchero della macchinetta del caffe'.
Ho resistito quando ho rivisto le infermiere (che ovviamente loro non si ricordavano di me, ma io mi ricordavo di loro, una per una).
Ho resistito quando, sulla strada per tornare all'appartamento, siamo passati per il campus universitario e abbiamo attraversato 8 anni di vita da studentessa e ricercatrice speranzosa e precaria in 10 minuti mozzafiato.
Ho resistito quando, ieri, prima di tornare alla clinica ci siamo fermati a vedere la nostra vecchia casa, e sotto uno sguardo algido e assente della nuova occupante, trattenevo il fiato dall'emozione nel rivedere il giardino dove Tigro giocava nella neve in quell'inverno della nostra prima Fivet, la cassapanca dove tenevo tutti i referti della clinica, e l'angolo del bagno dove tentevo tutte le drugs.
Ma quando ho avuto per le mani il pass per scendere nell'operating theatre (suona fico, vero, il nome del sotterraneo dove si gioca a fare i pastrocchi e gli equilibrismi con gli embrioni) con sopra la foto mia e di DH fatta quasi tre anni fa, ecco li mi e' venuto proprio il magone.
C'eravamo noi, tutti incappottati, DH spettinato e io con la frangia troppo lunga perche' me la tagliavo solo quando riuscivo a tornare in Italia. DH serio e io con un sorriso a mezzasta, in cerca di un compromesso tra l'eccitazione del poter finalmente accedere a quell'operating theatre e l'incertezza di quello che ci avrebbe riservato questa storia piena dove il colpo di scena e' sempre dietro l'angolo, e tu non puoi che aspettare che succeda quello che deve succedere, in un verso o nell'altro.
Un grumo di raccoglimento e concentrazione nel cercare di rimanere in equilibrio. Zen.
Poi mi hanno detto che il transfer l'avrebbe fatto Maha, la stessa consultant che ci aveva seguiti nella seconda Fivet, quella di Picca. E li proprio sono sgorgate le cascate del Niagara.
Non che lei si ricordasse di noi. Ma io si, che me la ricordavo. La dottoressa indiana un po' sovrappeso e l'aria di una che in cucina ti sa mettere insieme il curry piu' saporito di tutto il Kerala. Con le spezie migliori e gli ingredienti piu' freschi. Una che di chutney e di pickles se ne intende, un po' come la Mary Pereira dei Figli della Mezzanotte di Salman Rushdie. Che guarda un po', e' la Big Mama che all'inizio di questa storia scambia i bambini nella culla, dando inizio ad una serie di intrecci che ne' la genetica ne' la vita da soli potrebbero mai spiegare.
Comunque. Traspare per caso dalle mie parole, che mi sto sfondando di curry come se non ci fosse un domani?
E anche di fish & chips, se e' per quello.
E pure di cheddar cheese e di birra allo zenzero e di patatine all'aceto, al sour cream, all'erba cipollina, e anche un sacco di altre cose che ora non ricordo. La mia mente e' un colabrodo, sgocciola endorfine da tutti i pori.
Con tutti questi presupposti e congiunzioni astrali propizie, se la blastina non si attacca, vuol proprio dire che non era destino. Noi, da parte nostra, abiamo fatto tutto quello che potevamo...