Niente giovani arrembanti alle prese con esami di maturità, amori, tradimenti, sogni infranti. Niente viaggi esotici, scorribande vacanziere, equivoci sentimentali. Niente torte in faccia, volgarità e battute facili. Ci vediamo domani è una commedia lontana dai topoi della produzione italiana di genere degli ultimi anni. Un’opera coraggiosa che seppur dallo spunto leggero sa vivere di sfumature, di cambi di tono, di risate e malinconia al tempo stesso.
Al centro della storia portata sullo schermo da Andrea Zaccariello e scritta dallo stesso regista con Paolo Rossi troviamo Marcello Santilli, marito e padre senza arte né parte che vorrebbe ottenere facile successo con gratta-e-vinci e idee di impresa poco fortunate, potendo contare solo sui soldi di un furbo direttore di banca e sull’affetto di una nonna che non cessa di credere in lui. Ma l’affare che può svoltare la sua vita l’ha trovato, o almeno così pensa: aprire un’agenzia di pompe funebri in Puglia, a Pietrafrisca, dove vivono solo ultraottantenni. Ma una volta trasferitosi nel piccolo paesino deve affrontare un problema che impedisce completamente la sua attività: non muore mai nessuno.
Anche se si ha la sensazione che manchi una certa incisività nella sceneggiatura, soprattutto nei dialoghi, e che la storia sia già vista e sentita (ricordate Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, il documentario-caso di Pippo Mezzapese sul becchino pugliese che non riesce ad esercitare il suo lavoro perché non arriva nessun defunto al suo cimitero?), Ci vediamo domani possiede una forza visiva e narrativa quasi estranea al nostro cinema contemporaneo: quella della favola. Zaccariello imposta il racconto su una struttura molto semplice – con una situazione iniziale, una parte centrale di svolgimento e una conclusione ricca di speranza, di morale e di significati impliciti – e lo avvolge in un’aura che sfiora l’inverosimile, in un’atmosfera che sprigiona dolcezza e tenerezza, cercando di avvicinare il più possibile il pubblico ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi. Come nelle migliori favole, il luogo in cui svolge, Pietrafrisca, viene disegnato come un posto fuori dal tempo e dallo spazio, un ambiente sospeso che non sembra toccato dai problemi che affliggono la società fuori dai suoi confini. Eppure l’Italia, la crisi, la quotidianità dell’oggi si sente eccome nel film di Zaccariello. Nella sua struttura e nella sua dimensione favolistica, infatti, troviamo dei continui rimandi alla realtà contemporanea con tutti i suoi problemi, dalla disoccupazione alle difficoltà familiari, ed è proprio in questo contrasto tra verità e condizione surreale del racconto che il film dà il meglio di sé. Da una parte perché offre la possibilità ad Enrico Brignano di dare sfoggio della sua bravura come mai ha fatto sullo schermo, dimostrandosi capace di sottili sfumature e di repentini cambi di tonalità, dal comico al malinconico; dall’altra perché così riporta al cinema quel clima dolceamaro tipico della commedia all’italiana che fu, che sapeva far ridere senza dimenticarsi del presente, della società, della reale. E anche se Ci vediamo domani non ha la potenza di quei grandi film del passato, si presenta comunque come un’opera dal tocco lieve ma in fondo efficace.
di Antonio Valerio Spera