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Era da tempo che non mi occupavo di un tema come questo, anche se in fondo il blog era nato proprio come luogo per appuntare delle riflessioni sui mutamenti, anche piccoli, che la tecnologia e il mondo di internet modifica di giorno in giorno le abitudini di milioni di individui.
In modo particolare l'interesse era concentrato su come lo scambio libero dei file tra gli utenti della rete potesse modificare il regime del diritto d'autore, che a chiunque abbia un briciolo di buon senso e conoscenza del mondo reale appare oggi inapplicabile nel modo in cui è stato concepito, in Italia negli anni 20 del secolo scorso.
Nei precedenti articoli, avevo già espresso il mio convincimento che l'operato della magistratura, a seguito delle richieste delle varie associazioni di discografiche e dalle majors cinematografiche, oltre che dagli autori stessi, fosse una battaglia di retroguardia, all'interno di una guerra che mai i suddetti potranno vincere e auspicavo che tutte le parti insieme lavorassero a trovare una soluzione al problema di riuscire a far versare il giusto premio ai creatori di opere d'ingegno, senza limitare la diffusione e la condivisione delle loro opere.
Un impegno che a parole tutti sembrano voler perseguire, ma che con i fatti poi ignorano completamente.
A distanza tre anni dai sequestri dei server dei servizi di condivisione dei file attraverso i torrent, a due dall'oscuramento della Baia dei Pirati e dalle polemiche nate sulla richiesta di Mediaset e Youtube di togliere i filmati dell'emittente del biscione dal sito, tutto è rimasto come prima: i file continuano ad essere scambiati in ogni modo, la Baia dei Pirati e nonostante i divieti, ancora è in funzione, mentre sul fronte legislativo non solo non si sono fatti passi avanti nel trovare una soluzione al problema che sia al passo coi tempi, ma a tentazione di autori e produttori è sempre quella molto semplice di vietare l'uso di opere soggette a copyright in qualunque modo, nonostante tutti si rendano conto di come sempre più spesso le loro creazioni transitano nella rete.
L'ultima trovata delle potenti associazioni americane dei discografici è quella di far approvare dal congresso statunitense un provvedimento che dichiari reato cantare cover, ovvero sia canzoni di solito cantate da cantanti famosi, con una sanzione per i contravventori fino a 5 anni di carcere, equiparando l'esecuzione della canzone al suo download illegale.
Inutile dire che questo sarebbe un altro colpo molto grave portato al sito di condivisione di filmati più grande del mondo, quel youtube sul quale migliaia di persone pubblicano filmati nei quali si cimentano, magari per scherzo, nell'interpretazione di famose canzoni.
Singolare poi che i sostenitore del "canto libero" abbiano trovato in Justin Bieber, oggi uno delle galline d'oro della discografia mondiale, il simbolo della loro lotta contro il divieto di cover.
Il ragazzino canadese infatti fu scoperto notato e messo sotto contratto proprio grazie alle clip che aveva pubblicato sul suo canale di youtube e nelle quali eseguiva diversi celebri pezzi musicali.
Difficile poi capire l'estensione di questo divieto di cover: andrà a colpire anche le numerose "cover band" specializzate nell'esecuzioni dei repertori di gruppi musicali famosi? saranno vietati gli spettacoli di karaoke, nei quali sconosciuti cantano famose canzoni usando basi preregistrate? sarà vietato cantare anche accompagnandosi da soli, con chitarre e altri strumenti? e tutte le trasmissioni televisive basate sulla selezione di nuovi cantanti che fine faranno?
Interrogativi che avranno una risposta solo quando il provvedimento sarà discusso e approvato o meno dal congresso, ma che la dicono lunga sulle intenzioni delle case di produzione di non voler cedere nulla, nonostante il progresso non sembra lasciarle altra scelta che una resa onorevole.
Nel frattempo speriamo solo che al povero simpaticissimo Maestro Wenarto non gli comminino l'ergastolo, perché lui canta proprio di tutto.!
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