Magazine Attualità

Ci vuole coraggio per essere onesti?

Creato il 12 maggio 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm

CI VUOLE CORAGGIO PER ESSERE ONESTI?Tra una manciata di giorni cominceranno le commemorazioni di una delle pagine più brutte della storia del nostro Paese: le stragi di mafia del 1992.Non è questo il luogo per individuare le responsabilità per quei tragici eventi (per fortuna questo compito è affidato ad un gruppo di valorosi Pubblici Ministeri), ma lo è sicuramente per mantenere vivo il ricordo di Uomini e Donne che non hanno mai chinato la testa davanti a niente e nessuno.Tra le storie più belle e al tempo stesso drammatiche c’ è quella di Paolo Borsellino. E’ chiaro che per raccontare la vita di questo grande Giudice occorrerebbero pagine e pagine. Dovendo scegliere, ritengo che siano due i momenti in cui è emerso maggiormente tutto il suo coraggio. Il primo risale al 19 giugno 1992, esattamente un mese prima della strage di Via d’Amelio (in cui persero la vita anche gli agenti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), quando Borsellino fu avvisato dal Colonnello dei Carabinieri Umberto Sinco di essere uno dei principali obiettivi di Cosa Nostra. Il Giudice, nonostante avesse ricevuto una notizia che definire scioccante è riduttivo, rispose con assoluta tranquillità: “Lo so, lo so: devo lasciare qualche spiraglio altrimenti se la prendono con la mia famiglia”. Diversa fu invece la reazione che ebbe il 29 giugno del 1992: davanti ai suoi due collaboratori e allievi Massimo Russo e Alessandra Camassa, Borsellino scoppiò in lacrime sconvolto dalla rivelazione che uno dei suoi più fidati amici (sulla cui identità si sta ancora facendo chiarezza) era “punciutu” (ossia un cosiddetto “uomo d’onore”). Analizzando queste due situazioni si può capire chi fosse veramente Paolo Borsellino: una persona dotata di un grandissimo amore per la giustizia e per la legalità (e, ovviamente, per la propria famiglia), disposta a tutto pur di difendere gli ideali in cui ha sempre creduto ma al tempo stesso disgustata da chi, nonostante abbia giurato di difendere i medesimi principi, ha scelto di comportarsi da vigliacco. Spesso, quando ci vengono raccontate le storie di tutti coloro che hanno cercato in ogni modo di combattere le mafie, si fa ampio uso del termine “eroe”. A tal proposito, una delle frasi più significative fu pronunciata dalla Signora Rita Bartoli (moglie del Giudice Gaetano Costa, anch’egli ucciso da Cosa Nostra nel 1979): “Mio marito non era un eroe ma eroe lo è diventato quando gli altri non hanno fatto in pieno il loro dovere.”Credo che il problema più grande che affligga l’Italia sia a livello di mentalità: ammetto che è molto ma molto facile dirlo davanti ad un computer, ma fino a quando il comportamento del Giudice Borsellino (così come quello tenuto da Gaetano Costa, da Giovanni Falcone, da Don Pino Puglisi) non sarà ritenuto l’unico possibile di fronte a certi avvenimenti, temo che non riusciremo mai a sconfiggere nessuno dei mali che spopolano nel Bel Paese.E’ vero che “il coraggio uno non se lo può dare”, ma è altresì vero che se bisogna aver paura ad essere onesti è veramente difficile guardare con speranza al futuro.
Carlo Battistessa

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :