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Il Natale si avvicina e i grossi distributori affilano le armi per quello che comunque rimane il periodo dell’anno dai più alti profitti. Oggi vi parlo di un film indipendente in tutto. Dalla produzione, al regista fino alla location, una Cosenza tutta da scoprire.
Il film in questione è , come da titolo, Vorrei vederti ballare, che dovrete cercare perché non c’è in tutte le città d’Italia, e perché non essendo uno di quei filmoni da superincassi, non saprei dirvi per quanto rimarrà nelle sale. Nasce da un’antefatto che ricorda la tipica commedia romantica all’americana, lui innamorato di lei, si spaccia per qualcuno che non è , le cose sembrano andare bene, i nodi vengono al pettine e via dicendo.
Nel nostro caso, Martino, interpretato da Giulio Forges Davanzati, è appassionato di biologia marina in special modo di tartarughe, è innamorato di una ragazza che vede sempre danzare nella finestra di fronte al negozio di animali che frequenta. Con sua grande sorpresa scopre che Ilaria, la ragazza in questione ed interpretata da Chiara Chiti, ha appena iniziato una terapia dal padre che è psicologo. A questo punto con la follia che prende i giovani quando sono disposti a tutto per amore, inscena una falsa partenza del padre e si spaccia per il sostituto, giovane psicoterapeuta appena tornato da un master all’estero.
La ragazza ha problemi di anoressia e non sarà facile entrare nel muro di indifferenza che rivolge verso chiunque. Oltre all’ottima interpretazione dei due giovani attori , ci sono i genitori, Giuliana De Sio madre asfissiante di lei, e Alessandro Haber, padre emotivamente distaccato di lui. Tutti gli attori principali danno un’ottima prova di bravura grazie sicuramente anche ai bei dialoghi ed alla direzione del regista Nicola Deorsola.
Memorabile la scena del litigio incrociato fra figlia/madre e figlio/padre verso la fine del film. Di contorno Gian Marco Tognazzi, un malato di gioco d’azzardo che per caso si affida al giovane Martino finto psicologo, una macchietta irresistibile il suo Gaston che parla una lingua incomprensibile. Ottima anche Paola Barale, cassiera di un cinema sempre vuoto che propone vecchi film d’autore. Un’inguaribile amante dell’arte cinematografica che cita i classici a menadito.
Un bel film che spero riuscirà grazie al passaparola, ad avere il successo che merita. Del resto è una questione di scelte , andare a vedere un film mainstream confezionato solo per macinare soldi o preferirgli un onesto film indipendente e che magari affronta temi non proprio facili come l’anoressia. Per onestà intellettuale vi dico che sono amico sia del produttore che del regista, quindi mi perdonerete se il mio giudizio fosse eventualmente viziato. Proprio per questo aspetto eventuali repliche da tutti quelli che avranno visto film. In attesa di esse, vi auguro buon fine settimana e come sempre, take care!
di Gimmi Cavalieri
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