eccomi qua, a cercare di prendere il segnale internet come se fosse un uccello impazzito, con gmail bloccata sul computer (ma se la scarico con l’android del cellulare la becco, misteri delle censure) mentre si consuma la mia ultima mattina in cina.
oggi areoplano lungo lungo, nanchino francoforte e poi francoforte firenze e poi si dorme.
questo paese è profumato e puzzolente, luccicante e scalcinato, lussuoso e semplice.
non ho visto la cina, ho solo visto un pezzetto minuscolo di una delle sue enormi città, ma lo sento che non sono in giappone, o in india o in un altro paese asiatico, sono in cina è evidente da un sacco di cose.
dalle tartarughe e dai rospi vivi venduti ieri al supermercato, dai visi della gente, così diversi da quelli di tokyo.
dalle biciclette traballanti che trasportano carichi giganteschi, dai motorini improbabili, dai larghi cappelli di paglia che la gente indossa per strada, da questa umidità costante, questa nebbia che non abbandona la città né di notte né di giorno, dai 36 gradi fuori, che a volte sono quasi cercati e richiesti, visto il gelo dell’interno delle sale riunioni.
sono in cina per i sorrisi incredibili delle persone, che mi paiono sinceri, con me sono stati tutti di una premura eccezionale, si sono occupati di me e io mi sono fidata di loro, lasciandomi portare in ristoranti incredibili sorti appena dietro un vicolo maleodorante, pieno di gente che vendeva non so cosa di maiale non so come cucinato.
sono in cina per gli strani funghi (auricolari, credo) che ho scoperto essere buonissima e che mi sono comprata secchi da cucinare agli amici, sono in cina per il profumo di osmanto che mi incanta ogni secondo, sono in cina per le donne bellissime e gli uomini piccoli, non so cosa darei per avere i capelli di una donna cinese, neri quasi blu, perfettamente lisci, come sottilissime piume di corvo.
e fra poco parto, sono già con i “vestiti da aereo” dove stare comoda fino a casa.
ieri ho bevuto té, al gelsomino e all’osmanto (ciao silvia!) e té verde di almeno due o tre tipi diversi, e ho imparato a dire “buongiorno!” (qualcosa come zau shan guo? giorgio, mi confermi?) e avevo anche imparato buonasera ma è andata persa fra i sogni della notte, mescolati fra italia e cina, fra il caldo e il freddo, o, come direbbe Eric, che in realtà si chiama Tang: fra lo yin e lo yang.
italia arrivo!