Un insolito connubio televisivo, dal titolo Eating art – l’arte in cucina, condotto dal ristoratore e collezionista d’arte, Oliver Peyton. Un viaggio alla scoperta delle storie che ci raccontano il cibo sulla tela, per scoprire gli artisti ossesionati dal cibo e cosa si mangiava al loro tempo. Chef rinomati, poi li riportano in vita attraverso la loro abilità gastronomica, creando la propria opera d’arte nel piatto.
Perchè i pesci attraggono gli artisti?
Risponde il professor Peter Moyle – university of California: ” Il primo motivo è perchè sono simmetrici, facili da disegnare, hanno belle forme, quindi si inseriscono bene in un dipinto. Alcuni hanno forme bizzarre, se si vuole creare un elemento insolito. Poi hanno un forte simbolismo, quelli cristiani i più evidenti. Ci sono molte ragioni insomma.”
Paul Klee li ha dipinti spesso nelle sue opere . Per lui erano creature magiche più che reali. Nato in Svizzera sviluppò un certo interesse per le storie naturali. Nel suo “pesce magico, cerca di ritrovare la freschezza dell’infanzia e vuole mostrarcelo come se fosse visto attraverso gli occhi stupiti di un bambino. In realtà, il suo quadro è molto più sofisticato di qualsiasi disegno o dipinto infantile, che non potrebbe mai raggiungere l’armonia perfetta dei suoi colori, nè l’equilibrio sottile tra rappresentazione e astrazione. Perchè le sue pitture non sono mai del tutto astratte: anche per l’oceano incantato di questo dipinto, la realtà rimane il punto di partenza. Creando sottili variazioni di colore, trasforma un mare reale in un paesaggio magico e misterioso. Poi, depura l’immagine, fino ad arrivare a comporre un ideogramma. È un pittore colto e raffinato, e insieme, un pifferaio magico, capace di trasportarci oltre i confini delle apparenze. ” I miei dipinti – dice – possono volare. La mia fantasia e la mia matita sono le mie ali“. Non solo possono volare, ma anche immergersi, nell’acqua scura dell’oceano per ritrovare, proprio là, sul fondo, la magia dei pesci delle favole.
A Toshio Tomita – suhi chef Nobu di New York, spetta il compito di ispirarsi a Klee e interpretare il suo piatto. Platesse, dentice dell’Atlantico e ghiaccio. Un piatto scuro per richiamare le profondità marine di Klee in contrasto con la luminosità del pesce, e il gioco è fatto.
Giuseppe Arcimboldo, pittore di corte italiano, sviluppò uno stile straordinario. Combinando ingegnosamente creature d’acqua, corallo e conchiglie in una rappresentazione di donna anziana. Un mix creativo davvero suggestivo e il fatto che sia un ‘opera del 1566 la rende straordinaria. Una razza al posto di una guancia, uno squalo per bocca e una conchiglia come spalla, Arcimboldo le utlizza per dar vita a un ritratto davvero insolito. Allo chef Fulvio Pierangelini del Gambero rosso il compito di interpretare questo quadro.
Ma fra tutti gli abitanti del mare, c’è una creatura che ha catturato l’immaginazione degli artisti a partire dal diciassettesimo secolo: l’ostrica. I pittori olandesi di nature morte la adoravano. Uno tra tutti, che è stato certamente l’artista più rappresentativo della pittura barocca olandese e fiamminga: Jan Davidzsoon de Heem, con il suo “natura morta con calice e ostriche” del 1640 è sicuramente un dipinto sontuoso. Le ostriche sono così reali che vien voglia di prenderne una, con la loro lucentezza, colore e umidità, raggiungono un grado realistico davvero incredibile.
Insomma potremmo concludere, dopo questo breve viaggio attraverso l’arte e la cucina, che il mare e le sue creature hanno, da sempre, nutrito il corpo e la fantasia dell’uomo, permettendo di creare dipinti unici e di gustare sapori inconfondibili.