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Cile: Salvador Allende si suicidò il giorno del colpo di Stato nel 1973. Lo conferma il servizio medico - legale

Da Avvdanielaconte
Cile: Salvador Allende si suicidò il giorno del colpo di Stato nel 1973. Lo conferma il servizio  medico - legale Il servizio medico - legale cileno ha confermato che l'ex - Presidente Salvador Allende morì suicida il giorno del colpo di Stato - avvenuto in data 11 settembre 1973- che portò al potere Pinochet. Alcune settimane fa la salma è stata riesumata e sottoposta a nuovi accertamenti.    Anche la nipote, la famosa scrittrice Isabel Allende, ha dichiarato che "Il presidente Allende, l'11 settembre 1973, mentre affrontava circostanze estreme, ha preso la decisione di suicidarsi piuttosto che essere umiliato o subire chissà cos'altro".     Allende fu Presidente del Cile dal 1970 e morì suicidandosi con un colpo d'arma da fuoco. La salma fu sottoposta ad autopsia e fu accertato che la morte era avvenuta per suicidio. Tuttavia, alcuni sostenitori sostennero la tesi che il Presidente - il primo eletto dal popolo cileno -  era stato assassinato e il delitto era stato insabbiato; ma la stessa famiglia ha sempre sostenuto la tesi del suicidio.
Nel mese di gennaio di quest'anno la magistratura ha aperto una nuova inchiesta sulla morte dell'ex Presidente e di altri 725 casi di crimini contro l'umanità commessi durante la dittatura di Pinochet, dal 1973 al 1990. Settecento militari sono stati condannati o sono accusati di crimini contro l'umanità commessi durante la dittatura, responsabile di circa 3.100 tra morti e  "desaparecidos".    Il video dell'ultimo discorso del Presidente Salvador Allende, tenuto il 11 settembre 1973 :   
Il testo dell'ultimo discorso in lingua italiana:
Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes. Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno. Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri. Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò! Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini. Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere. Erano d’accordo. La storia li giudicherà Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.
Santiago del Cile, 11 Settembre 1973
Roma, 19 luglio 2011   Avv. Daniela Conte 
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