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Cina: la democrazia occidentale non fa per noi

Creato il 11 giugno 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Instaurare la democrazia in Cina sarebbe un disastro: la transizione a questo regime politico causerebbe disordini interni e forte instabilità. Questo è il messaggio principale dell’articolo pubblicato sul People’s Daily, il quotidiano portavoce del Partito Comunista Cinese, pochi giorni dopo il 25º anniversario del massacro di Tienanmen.
L’editoriale del quotidiano cinese riconosce che i regimi democratici funzionano bene, ma che ogni paese è differente e dunque ognuno ha bisogno di un modello democratico su misura e non può esisterne uno unico e universale per tutti. Secondo il giornale, l’Occidente e gli Stati Uniti considerano democratici solo i paesi che seguono i loro interessi e che rispecchiano il loro modello politico ed economico; mentre tutti gli altri no. Cercare di assecondare un criterio universale di democrazia, come concepito dai paesi occidentali, non genera altro che disordini. Il People’s Daily ritiene che nei paesi che hanno voluto seguire le tracce dei paesi occidentali, come nel nord Africa e in Tailandia, i tentativi di instaurare una democrazia sono degenerati in dimostrazioni violente e poi in conflitto armato.
Questi casi dimostrano, secondo il quotidiano cinese, che imporre un modello democratico occidentale senza considerare il contesto politico specifico o la storia del paese, non funziona e può avere conseguenze persino negative. L’obiettivo dell’articolo è di dimostrare che il concetto di democrazia è spesso sopravvalutato e soprattutto che è sbagliato pensare che la democrazia si presenti con una taglia unica; infatti ogni paese ha le sue forme e la sua storia, perciò anche le istituzioni democratiche vanno costruite su misura per ciascuna nazione. Secondo il governo di Pechino, una transizione a un sistema democratico e multipartitico regolato da leggi occidentali non potrebbe garantire alcuna stabilità necessaria per la crescita economica.
Per implementare riforme economiche efficaci, il partito comunista ha sempre tenuto molto salde le redini del potere e ha represso, anche dopo gli anni dell’apertura, qualunque forma di dissenso politico. Infatti, ad Aprile Xi Jinping, durante la sua visita in Europa, ha di nuovo affermato che la pace e la prosperità della Cina sono garantite proprio dal loro sistema socialista. Naturalmente l’editoriale non faceva alcun riferimento a Tienanmen o alle repressioni delle contestazioni democratiche degli studenti nel centro di Pechino. La domanda che viene da porsi è fino a che punto è giusto sacrificare la libertà politica e d’opinione per garantire la stabilità? Quanto vale il sogno cinese e una crescita economica a due cifre?

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