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Cina: pericolo per la crescita del dragone?
Investitori e aziende stanno richiamando i loro capitali dalla Cina disinvestendo i loro yuan, un segnale di preoccupazione per le prospettive di crescita dell’economia e che potrebbe ostacolare gli sforzi di Pechino per innescare un'inversione di tendenza.
I nuovi dati resi noti dalla banca centrale martedì 14 agosto hanno segnalato che le banche cinesi sono state venditrici nette di 3,8 miliardi di yuan (597 milioni di dollari) in valuta estera nel mese di luglio, suggerendo anche che gli esportatori cinesi non stanno convertendo i loro guadagni in dollari in yuan e che gli investitori stanno rimpatriando i fondi dal paese. Secondo un’analisi del Wall Street Journal, le banche cinesi sono state venditori netti di dollari in cinque degli ultimi dieci mesi. Un netto contrasto con il flusso di gran parte degli ultimi dieci anni, in cui la fiducia nella crescita della Cina e fame di yuan facevano sì che le banche cinesi acquistassero yuan pari non solo all'intero surplus commerciale, ma anche per fare fronte a considerevoli afflussi di capitali speculativi. Nei primi 10 mesi del 2008, le banche cinesi erano stati acquirenti netti di 3,6 miliardi di yuan in valuta estera. I deflussi coincidono con il forte aumento del prezzo di immobili residenziali di lusso a Hong Kong da parte dei ricchi cinesi, che stanno diventando protagonisti del mercato immobiliare anche a Londra, Singapore e San Francisco. Di riflesso, l'indice azionario Shanghai Composite è in calo del 17% rispetto a un anno fa e i prezzi delle case cinesi sono in calo: il prezzo di un appartamento di lusso a Hangzhou è sceso dell'8% nell'ultimo anno. La fame di dollari ha anche contribuito a una svolta importante nel tasso di cambio della Cina. Lo yuan si è deprezzato dello 0,7% nei confronti del dollaro da inizio anno, con la banca centrale della Cina in una posizione insolita difensiva. Lo sgonfiamento bolle speculative è positivo per l'economia cinese. Ma con il governo è ora concentrato sulla crescita, e la caduta dei prezzi minaccia di intaccare la fiducia e gli investimenti. La raccolta di capitali da parte delle imprese cinesi è giù del 35% nei primi sette mesi rispetto a un anno prima, secondo i dati di CapitalVue.
Fonte: Milano Finanza
Dott. Fabio Troglia [email protected]
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