Cinema e Psicoterapia: in Treatment, Anna e la Supervisione.

Cinema e Psicoterapia, In treatment, Anna e la Supervisione.

Prima di parlare di Anna, mi fa piacere segnalare positivamente le ultime puntate della serie. In questi giorni ho guardato quelle relative a Sara, Dario, Alice e devo dire che sono un condensato di idee, di ipotesi, pregiudizi, emozioni, molto in linea con le realtà della psicoterapia. Devo fare i complimenti agli autori ed eventuali consulenti, ma anche agli attori. Bravi davvero.

Per quanto riguarda le puntate su Anna due punti da evidenziare.

La supervisione per uno psicoterapeuta è un qualcosa di sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma che esiste ed è una possibilità importante per un professionista della mente. E’ il nostro un lavoro usurante, con importanti picchi di tensione e con costante stimolo alle parti profonde del nostro psichismo. Anche se la Supervisione la chiamerei diversamente, magari Incontro o Confronto, con l’idea che possa essere un momento di reciprocità e di verifica tra due o più professionisti, senza avere il Sapiente, il Maestro di Verità, il Professore e l’allievo, senza utilizzare la superata epistemologia del Potere. Ed in realtà questo avviene con Anna, che alla fine mostra la sua storia e in qualche modo toglie la maschera, della donna forte, della SUPERterapeuta Sapiente.

Giovanni il terapeuta, vive la Supervisione come sfida. Questa parte risulta un po’ forzata, a mio parere Anna per lunga parte degli incontri risulta poco accogliente e allo stesso tempo Giovanni chiede di essere ascoltato, senza che egli abbia un atteggiamento adeguato. Queste parti del film, a mio parere, non rendono la possibile realtà, risultano finte, noiose.

La domanda a voi è:

nel vostro lavoro, qualunque esso sia, vi sentite a volte soli, in qualche modo abbandonati e non riconosciuti o stanchi e insicuri… insomma avreste bisogno in qualche momento di un INCONTRO/CONFRONTO e se sì, vi piacerebbe un incontro alla pari o preferireste una SUPERVISIONE di un ESPERTO?