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La guerra dell'Algeria (ovvero la lotta per l'indipendenza del popolo algerino) iniziò "ufficialmente" il 1 novembre 1954, per chiudersi, con gli accordi di Evian, il 19 marzo 1962, che decretarono l'indipendenza dell'Algeria (1 luglio 1962).
E' un film che affronta il dramma della guerra, sottolineandone più gli aspetti psicologici ed individuali, che quelli storici e/o politici. Un film francese che forse per la prima volta racconta la guerra d'Algeria (probabilmente una delle più atroci guerra coloniali, dopo quella del Vietnam) con lo stesso stile con cui i registi americani hanno affrontato, oramai decenni addietro, il tema della guerra del Vietnam. Infatti in Francia il film è stato molto criticato e non ha ottenuto un grande successo (in Italia non è neanche uscito nelle sale). La contestazione è avvenuta non tanto sul piano storico-politico, ma su quello appunto stilistico non piaciuto ai francesi. Una scelta quella del regista, di indagare soprattutto sugli aspetti psicologici che coinvolgono il luogotenente idealista Terrien, interpretato da Benoit Magimel (convinto di essere stato inviato in una missione di pacificazione, perchè questo diceva la propaganda in patria) e il sergente Dougnac, interpretato da Albert Dupontel, militare duro e puro, reduce dalla guerra di Indocina, abituato ad atrocità di ogni genere.
Il film dimostra l'atrocità della guerra e la follia umana che spesso - dietro di essa - si nasconde, senza entrare nelle questioni politiche e storiche che sono state alla base del conflitto algerino.
Nel finale delle scritte ci ricordano gli oltre 2 milioni di militari francesi inviati nella zona di guerra e gli oltre 500 mila morti, in maggioranza algerini, di questo conflitto coloniale.
Il film è girato totalmente in Marocco.
Sancara aveva già recensito un film che trattava la Guerra d'Algeria, La battaglia di Algeri (1966) dell'italiano Gillo Pontecorvo. Un film impegnato, di uno stile completamente differente.
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