Partorito dalla giovanissima Marechiarofilm, Il pranzo di Natale è il primo grande caso di film partecipato (e partecipativo) made in Italy. Un genere “democratico” e collettivo, che profuma di nuovo e innovativo nel panorama (spesso piatto) del cinema nostrano.
Pioniera di questa piccola grande impresa è Antonietta De Lillo, che ha riunito “alla sua corte” (e non a quella della rivoluzionaria Eleonora Pimentel De Fonseca, protagonista del suo Il resto di niente) una trentina di autori, tra aspiranti videomaker e registi professionisti, con lo scopo di elaborare un affresco “sociologicamente esatto” della nostra Italia, ponendo tutti sotto il tetto/tema del Natale.
Famiglia che vai, Natale che trovi. E così, in un (re)mix che si configura come unicum unitario e sfaccettato, si fondono fonti eterogenee: vecchi, sgranati e traballanti filmini di famiglia prelevati dall’archivio bolognese Home Movies, ben più nitidi “reportage domestici” dei Natali presenti, interviste a gente comune presso le stazioni ferroviarie di alcune città italiane. A questi materiali si alternano periodicamente le riflessioni nostalgiche di Piera degli Esposti, che, più che fare da collante, lancia suggerimenti e input, dettando il respiro della pellicola e facendoci prendere fiato dalla coinvolgente full immersion di gente comune desiderosa di raccontarsi.
A livello contenutistico conosciamo Natali a colori e in b/n, rosei e “neri”, precari come il lavoro dei manifestanti che chiedono a Papà Natale un futuro (migliore) e ingenui come quelli dei bambini in fervente attesa del dì di festa, tristi e soli come quelli di molti anziani e quelli compitamente gioiosi di comunità dell’est Europa.
Tra nostalgia del tempo che fu e consapevolezza del tempo odierno, si procede per associazione d’idee, saltando a zig zag tra emozione, musica, cronologia. Il risultato è un intrigante blob ghezziano meno ironico e più riflessivo, un mosaico che, tramite un uso ostentato dello splitscreen (che diventa cifra stilistica) apre e chiude tante piccole finestrelle di “cinema del reale” su gioie e dolori, sogni e disincanti del Belpaese e dei Belpaesani. Il tutto con occhio curioso e rispettoso, vigile e sincero.
Pranzo di Natale che non è quindi solo spunto tematico, ma metafora di riscoperta del cinema come grande tavolata alla quale ci si siede per fare della condivisione e della comunione un nuovo punto di forza e di (ri)partenza. Il confronto tra “giovani” (gli aspiranti videomaker provenienti dal web) e “vecchi” (nel coordinamento artistico figurano nomi illustri come Massimo Gaudioso, Giovanni Piperno, Stefano Rulli e Marco Turco) è salutare, fecondo, segno di speranza.
Insomma, Il pranzo di Natale di De Lillo&Co. è un tentativo valido e riuscito, un’opera da maneggiare con cura, sintomo di un cinema che, facendo leva sul web e la (com)partecipazione, riparte dalle idee e si riavvicina al pubblico/popolo. Una pagina nuova nel cinema italiano. Punto e a capo. Anzi, 2 punto zero.