Quasi certamente non sarà facile reperire questo film-documentario della “Nova- T”, una casa produttrice cinematografica, che fa capo ai Cappuccini in Torino e che ha, da sempre, regalato pregevoli film e/o buoni documentari di argomento religioso e formativo (biografie di santi o di beati illustri come quello, ad esempio, che racconta di Giuseppe Allamano, il fondatore dei missionari della Consolata) adatti specie a un pubblico giovanile ma non necessariamente.
Una certa Torino , la città dei “santi sociali” (in primis don Bosco), offre per altro, ieri come oggi, proprio per questo genere di realizzazioni una notevole quantità di spunti e di suggerimenti.
Con tutte le difficoltà del caso vale la pena, perciò, di attivare col “passa parola” una ricerca tra amici e conoscenti, che, magari, lo conservano polveroso e dimenticato in qualche scaffale fuori dalla vista. Perseveranza e tenacia generalmente sono premianti.
Parlo di “L’altra metà del cielo”.Sottotitolo : “Suore in Africa”. Una produzione del 1998.
E che cosa racconta, appunto, questo film-documentario che, in qualche modo, merita così tanta attenzione?
Narra di donne europee, italiane, africane che, da suore missionarie, hanno fatto la scelta ( quasi sempre non facile in rapporto ai loro contesti di provenienza) di mettere la propria vita al servizio degli ultimi, dei più poveri.
Alcune lavorano con i carcerati (e le carceri in parecchi Paesi africani sono sul serio dei posti terribili in cui vivere), altre si occupano di malati, lì dove spesso mancano anche i più elementari supporti medico-sanitari, per le mille e una motivazione, che possiamo facilmente intuire. E, infine, altre ancora si occupano dell’infanzia, guidando bambini e madri (quando queste ci sono) in quella che potremmo definire una”crescita armonica” nonostante i disagi di certe situazioni problematiche molto diffuse.
E tutto questo accade sempre con il sorriso sulle labbra anche quando un insuccesso imprevisto o la stanchezza fisica potrebbe scoraggiare (qualcuna di loro nel film dice :”Sei consapevole spesso che il sistema in cui ti muovi è molto più grande di te, eppure resisti in quanto senti che la verità arriverà alla fine) e far recedere dall’impegno.
Che poi, in questo caso, è un impegno preso con Dio prima che con se stessi.
Legame, dunque, difficile, se non impossibile, da sciogliere. Nella maggioranza dei casi.
L’intero video è costruito su testimonianze dirette delle protagoniste ed è per questo che il coinvolgimento dello spettatore, durante la visione, è immediato e totale.
Quando fu prodotto ed entrò nel circuito commerciale, a suo tempo, meritò anche un riconoscimento nazionale ufficiale.
Contro certa paccottiglia odierna, tanto cinematografica (molto spesso) quanto specialmente televisiva, sarà proprio il caso di farsi segugio per l’occasione e andare alla ricerca.
Altro merito, nient’affatto trascurabile, è la presentazione-proposta del “lato femminile” della missione, un pianeta sconosciuto ai più ma che, invece, vale molto la pena di conoscere.
Quindi niente libro per questo week-end ma un film-documento.
Un gioiello, questa volta, a mio parere, di rara fattura.
di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)