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Incuriosita ma non emozionata, così sono uscita dalla sala del cinema.
Non ho letto il libro di Margaret Mazzantini da cui è tratto il film, a suo tempo avevo molto amato Non ti muovere e mi aveva poi convinto anche la trasposizione in pellicola sempre ad opera di Castellito. Nessuno si salva da solo è capitato tra le mie mani prima di Venuto al mondo, e non essendo riuscita a leggerlo ho desistito fortemente dai libri della stessa autrice.
Scrivo questa premessa perchè ascoltando l'intervista di Penelope Cruz a Che tempo che fa, mi sono ben presto resa conto che alcuni aspetti da lei raccontati del personaggio di Gemma mancavano per me nel film (mi riferisco al desiderio di maternità assente prima di incontrare Diego).
Ho esordito nel dire che questa storia non mi ha emozionato, è un aspetto che sottolineo perchè ho molto sentito parlare di melodramma e mi aspettavo dunque una grande e struggente storia d'amore che mi conquistasse portandomi al di là dell'epilogo, alla commozione. Ciò non è successo, non è scattato fin dall'inzio nessuno moto d'anima nei confronti dei due pratagonisti e tutta la storia l'ho vissuta con molto distacco. Cosa che mi ha stupito non poco.
L'interesse si è smosso invece per il racconto (non semplice contesto o sfondo) sulla guerra in Bosnia e l'assedio di Sarajevo. Fatti non troppo lontani dai noi e nel tempo e di cui avevo un ricordo vago di telegiornali ascoltati da bimba.
Tornata a casa, come spesso mi succedem mi sono messa alla ricerca di informazioni per saperne di più e trovo sempre positivo un film mi smuova questo tipo di curiosità.
Trovo anche, al contrario di qualche critica ascoltata a Cinematografo, che l'ambientazione a Sarajevo avesse un perchè (c'era chi sosteneva che la storia poteva essere ambientata in qualsiasi città e non c'era il nesso con la città balcana, se non un intento strumentale). In fin dei conti era la storia di due persone, non solo del loro desiderio di avere un fglio e l'orrore della guerra può certamente cambiare le persone e infiltrarsi prepotentemente nel loro vissuto, modificando quindi desideri sentimenti e vita.
Devo però anche constatare che in alcuni casi ho trovato un po' troppa retorica e luoghi comuni (Goiko alla radio ricorda l'amico appena ucciso da un cecchino, citandone i gusti e il carattere a partire dalla sua preferenza per i Levi's 501, scena che non può non ricordare tra l'altro Radiofreccia).
Non so dunque dare una precisa opinione su un film che non riesco a consigliare pienamente.
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