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|⇨ Cinghiale in agrodolce

Da Piac3r
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La carne del cinghiale è assai apprezzata un po’ in tutto il mondo, eccezion fatta per quei Paesi in cui la religione impone il divieto di assaggiarla in quanto appartenente ad un suino: è il caso dei Paesi arabi o di Israele. In Italia, la carne di cinghiale proviene perlopiù da esemplari di allevamento o da esemplari selvatici uccisi all’estero, principalmente in Ungheria, Balcani ed Europa centrale.


 

Prima del consumo, le carni di cinghiale andrebbero per legge sottoposte ad esame trichinoscopico dall’Azienda Sanitaria Locale, e solo dopo un responso negativo dell’esame potrebbero essere destinate alla vendita e al consumo: tuttavia, questa normale prassi attuata dai cacciatori non viene eseguita nel caso di esemplari abbattuti da bracconieri, che nella maggior parte dei casi destinano la carne dell’animale ucciso al consumo familiare e rifiutano di addossarsi le spese dell’esame.

La carne di cinghiale è assai rinomata ed apprezzata, in quanto unisce al sapore della carne suina quello della cacciagione. Essendo piuttosto fibrosa, essa si presta particolarmente a cotture in padella, come stufati, cotture in umido o sughi (ad esempio le pappardelle al cinghiale od il cinghiale alla maremmana): non sfigura tuttavia nemmeno in arrosti o carni allo spiedo, purché venga sottoposta a lardellatura per renderla meno asciutta: spesso i piccoli, ritenuti particolarmente gustosi dagli intenditori, vengono arrostiti interi, previa eviscerazione. Per la loro polposità vengono prediletti i tagli della coscia di cinghiale, ma in alcune zone anche la carne della testa è considerata una prelibatezza.

Trattandosi di selvaggina, risulta conveniente sottoporre la carne a marinatura prima di passare alla cottura, per evitare spiacevoli note di selvatico nella carne quando la si va ad assaggiare: la frollatura non è invece solitamente praticata sulla carne di cinghiale, anche perché essa tende ad andare a male assai più velocemente di altri tipi di carne. Proprio il suddetto motivo, con la conseguente esigenza di poter conservare la carne in eccesso il più a lungo possibile quando la surgelazione ancora non esisteva, ha fatto sì che, in particolare in Italia Centrale, divenisse popolare l’insaccatura della carne di questo animale, dando origine ai famosi e pregiati prosciutti e salami di cinghiale.

Ingredienti per 4 persone:

- 1000 G Coscio Di Cinghiale
– 100 G Olio D’oliva
– 50 G Burro
– 1 Cipolla Grande
– 100 G Prugne Secche
– 20 G Cioccolato, Cedro E Arancia Canditi
– Zucchero
– Pinoli
– Zibibbo
– Visciole
– Sale

Procedimento:

Tenere la carne per 48 ore in una marinata cotta fredda preparata con vino, aceto di vino, aromi, alloro e spezie. Tagliarla a pezzi; rosolare nell’olio e cuocere a fuoco lento per 3 ore. Rosolare nel burro la cipolla; unire cioccolato, cedro e scorza d’arancia a filetti, zucchero, prugne rinvenute, pinoli, zibibbo, visciole. Unire il cinghiale; salare. Unire il liquido della marinata e far restringere per 15 minuti.


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