Cinisi: Il luogo dove venne assassinato Peppino Impastato ridotto in discarica

Creato il 17 settembre 2011 da Terrasiniblog @TerrasiniBlog

La denuncia è di Giovanni Impastato, fratello di Peppino

Da anni è ormai diventato meta di un pellegrinaggio laico: il casolare di  contrada Feudo, a Cinisi, dove il 9 maggio 1978 fu assassinato Peppino Impastato. È ridotto a una discarica. Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, denuncia: “Provo rabbia nel vedere questo luogo dimenticato dallo Stato e oltraggiato da chi considera ancora mio fratello come un personaggio scomodo”. Il Comune di Cinisi aveva in programma di espropriare l’area, per realizzare un luogo della memoria. “Ma in cassa non ci sono soldi — dice Giovanni Impastato — però, su quel terreno c’è un vincolo imposto dai commissari prefettizi che qualche anno fa gestirono il Comune. Quello è un luogo della memoria, e come tale va considerato”. Nei giorni scorsi, qualcuno ha messo un cartello sul casolare di contrada Feudo: “Vergogna, non avete rispetto per questo luogo”. Giovanni Impastato lancia un appello: “Salviamo il casolare e tutto ciò che qui attorno conserva l’ultimo respiro di Peppino”.

”Si parla tanto di antimafia e poi un luogo con una valenza significativa come quello in cui perse la vita Peppino Impastato viene abbandonato all’incuria. Il nostro Paese ha piu’ che mai bisogno di luoghi in cui coltivare la memoria per rinnovare l’impegno antimafia, per la legalita’ e la giustizia”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, commentando le dichiarazioni del fratello di Peppino Impastato, Giovanni, circa lo stato di abbandono in cui versa il luogo dove avvenne l’uccisione del congiunto. ”Per questo – conclude Lumia – sostengo l’appello del fratello di Peppino, Giovanni, di trasformare quel casolare e quel pezzo di terra in un posto dove i giovani possano scoprire la figura di Peppino. Egli rappresenta un punto di riferimento per molti giovani, un esempio a cui guardare per intraprendere un percorso di consapevolezza e ribellione al fenomeno mafioso”.

di Salvo Palazzolo – foto Gianni Toia


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