l’unica luce in quella stanza buia erano i nostri occhi rossi di vino
e non bastarono
permeava i nostri respiri il rumore di voce e
anima di fuoco cattivo
quel bacio confuse, più che nascose
raccolsi la cenere
scoperto
quindi
mi allontanai
avevo affari più loschi che imparare ad amarmi
amandoti
e avevo voglia di nuotare
perdonerei i miei ricordi se solo li scordassi ma
nessuno teme chi troppo perfettamente concede la grazia
e dovetti indurire molte delle mie maschere plastiche
in quel piccolo attimo provai anche a spaventare il diavolo, dall’ira vibrante
il suo rifiuto silenzioso, saprai
non mi sorprese
per quel verso bollito e conseguenzialmente evaporato
nel sole dell’hascisc di quel giorno incantevole
provai a vendergli un anima che già sapevo sua così bene
per averlo indietro, fra le dita veloci
a dipingerlo negli eoni senza forma
perfetto
i miei pensieri minatori non scavarono in lui che di me tutto già possedeva
e questa quindi è la pallida copia dedotta dal fallimento assoluto
davanti al lutto più estremo
se solo non ci fossero stati così tanti ombrelloni colorati per certo io
fino al mutismo
avrei urlato
invece mi sono messo a contare i granelli di sabbia fino a inghiottire la rabbia
che ti ho rigurgitato in volto, sognante
codardamente pensando
a tutt’ altro