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cinniri ‘i malu focu

Da Paride

l’unica luce in quella stanza buia erano i nostri occhi rossi di vino
e non bastarono

permeava i nostri respiri il rumore di voce e
anima di fuoco cattivo
quel bacio confuse, più che nascose

raccolsi la cenere

scoperto
quindi
mi allontanai

avevo affari più loschi che imparare ad amarmi
amandoti

e avevo voglia di nuotare

perdonerei i miei ricordi se solo li scordassi ma
nessuno teme chi troppo perfettamente concede la grazia

e dovetti indurire molte delle mie maschere plastiche
in quel piccolo attimo provai anche a spaventare il diavolo, dall’ira vibrante

il suo rifiuto silenzioso, saprai
non mi sorprese

per quel verso bollito e conseguenzialmente evaporato
nel sole dell’hascisc di quel giorno incantevole
provai a vendergli un anima che già sapevo sua così bene

per averlo indietro, fra le dita veloci
a dipingerlo negli eoni senza forma

perfetto

i miei pensieri minatori non scavarono in lui che di me tutto già possedeva
e questa quindi è la pallida copia dedotta dal fallimento assoluto

davanti al lutto più estremo
se solo non ci fossero stati così tanti ombrelloni colorati per certo io

fino al mutismo
avrei urlato

invece mi sono messo a contare i granelli di sabbia fino a inghiottire la rabbia
che ti ho rigurgitato in volto, sognante
codardamente pensando

a tutt’ altro


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