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Cosa penso di "Cinquanta sfumature di Rosso" e qualche mia conclusione complessiva sui tre volumi delle "Cinquanta sfumature...".
E' stata una faticaccia, ma finalmente ho completato la lettura anche dell'ultimo dei tre volumi della trilogia "Cinquanta...".
Per la verità, non è una trilogia, in realtà è un unico romanzo di dimensioni mostruose che per ragioni ovvie è stato diviso in tre pezzi, ma in realtà è un racconto unitario.
E qui ci sarebbe da fare una digressione sulla diseducatività dell'e-book, perché al tempo in cui esisteva solo il libro di carta un editore (io se lo fossi lo avrei fatto) avrebbe chiamato l'autrice e gli avrebbe detto che andava tutto condensato in un solo volume di cinquecento pagine, così tra l'altro si sarebbe risolta la ripetitività di tanta parte dell'opera. Oggi sceglie "il pubblico" e si sa che la massa spesso non fa le scelte più oculate.
Comunque, date le premesse che sto facendo devo confermare la piena validità di quanto ho scritto a proposito di "Cinquanta sfumature di Nero".
Tuttavia, nonostante questo e nonostante il soffocante perbenismo della presunta trilogia, io un pregio l'ho trovato.
E sì, perché dopo tante polemiche in ambiente BDSM, tra me concordemente con pochi altri, assertori dell'esistenza di un vero BDSM (e quindi anche di un falso BDSM), contrastati dalla massa che asserisce che tutto può essere BDSM, perché nessuna "autorità riconosciuta" ha il potere di delimitarlo, per cui ognuno fa come gli pare, finalmente abbiamo in mano un testo che dimostra in modo solare cosa sia il "famolostranismo" e come questo sia totalmente diverso dal vero BDSM.
Una parentesi però va aperta per spiegare al lettore cosa sia il "famolostranismo", visto che lo avevo già tirato in ballo nel mio precedente articolo, ma senza spiegarlo, se non sommariamente per inciso.
In un film di Verdone compare una coppia che si sposa, composta da Ivano interpretato dallo stesso Verdone e Jessica interpretata dalla Gerini. Si tratta di due romani "coatti", che impersonano l'aspetto più deteriore degli odierni romani di bassa cultura.
Il film introdusse un "tormentone" di successo, Jessica (masticando in modo plateale l'immancabile gomma americana) chiede continuamente a Ivano "'O famo strano?" e i due finiscono per avere rapporti sessuali nei modi più strani e impensabili.
Da qui, dalla battuta "'O famo strano?" (dove la O sembra essere stata voluta da un nemico del BDSM come nemesi dell'"Histoire d'O"...), è stato mutuato in ambiente BDSM il termine dispregiativo "famolostranismo", per indicare chi non fa vero BDSM, ma utilizza tecniche, "apparenze", oggetti, propri del BDSM solo per eccitare lui e lei e consentire così più facili e "piccanti" rapporti sessuali, i quali, quindi, sono il vero e fondamentale scopo del "famolostranismo".
Nel vero BDSM lo scopo finale è il potere, il controllo da parte del Dominante sulla sottomessa (preciso che di donne Dominanti e uomini sottomessi non parlo, pur essendo il BDSM piu' diffuso, perché oltre che fuori tema rispetto al libro che sto commentando è totalmente estraneo alla mia natura), i rapporti sessuali possono esserci (certo non a ritmo "allevamento di conigli" come fa Christian Grey!), oppure non esserci, ma comunque hanno una funzione sussidiaria, non principale.
Infatti, mentre confermo che per tutta la cosiddetta trilogia ho visto solo "famolostranismo" (con una presenza ripetitiva fino alla più profonda noia, ossessiva, continua, strabordante, incredibile fino all'assurdo del rapporto sessuale in tutte le sue varianti) e non BDSM, però ho cominciato a pensare che una dimostrazione così chiara, palese (se non è chiara dopo la lettura della cosiddetta trilogia bisogna essere un po' duri di comprendonio...) del "famolostranismo" è di grandissima utilità "pedagogica".
Da oggi a chi ha un po' di vocazione al BDSM ma non ha le idee chiare prescriverò la lettura dei volumi "Cinquanta...", come "medicina", per fargli capire cos'è il famigerato "famolostranismo".
Per il resto, Christian mi ha fatto un po' pena (dalle "quindici sottomesse" ad Anastasia... roba da suicidio) e un po' rabbia (facendo il "coniglio da monta" invece del Dominatore dove credeva di arrivare se non ad una vita piatta e banale?), mentre Anastasia mi ha fatto veramente solo rabbia, una stupidina, furbastra, saccente, che non si rende conto di aver preso un uomo "border line" e averlo portato dalla parte sbagliata.
Nella realtà queste faccende vanno a finire (i casi sono innumerevoli) che lui dopo due o tre anni comincia a essere richiamato irresistibilmente dal BDSM e si fa una doppia vita con "amante sottomessa" all'insaputa della moglie, salvo nascondersi nel cesso per telefonare e "dare ordini" alla sottomessa (come stigmatizzava con giusta ferocia una di loro che un tempo conoscevo).
Ma ciò che è veramente insopportabile è l'ipocrita perbenismo del romanzo.
Innanzi tutto "Cinquanta sfumature di Rosso" rafforza il tremendo messaggio di ostilità verso il vero BDSM che avevo rilevato commentando "Cinquanta sfumature di Nero", senza neanche la misera toppa della frasetta del Dottor Flynn contenuta nel volume precedente.
Il messaggio è evidentissimo, il BDSM è "cattivo e malato", invece i "giochetti famolostranisti" sono "buoni" e Anastasia "salva" Christian dal "male" che ha in sè. Mi permetterete di dire che tutto questo mi dà la nausea.
Come "contorno" sull'ipocrisia perbenista delle "Cinquanta sfumature..." aggiungo che in un mondo dove i matrimoni si sciolgono come neve al sole e la fedeltà è una vera utopia, ci propina il sogno diseducativo di un impossibile rapporto totalizzante in cui si sintetizzerebbero amore, figli, "sesso estremo" (così ha la faccia tosta l'autrice di chiamare le sue descrizioni "famolostraniste"), fedeltà assoluta con tanto di gelosie assurde per ex e sguardi. Visto che nella realtà gelosie e sogni di fedeltà assoluta generano morti ammazzati, ex infastidite o peggio per anni, botte del partner forte al partner debole (che sono cosa INCOMPATIBILE con il BDSM, anche se molti non lo capiscono!) e come minimo frustrazioni e infelicità di chi si rode, forse sarebbe bene che questo diseducativo ciarpame venisse messo al bando dalla società moderna, invece di essere esaltato letterariamente.
Devo però dire che il successo dei tre libri di cui sto parlando non mi meraviglia.
Viviamo nella società della massificazione consumistica, in cui cioè qualsiasi cosa deve essere trasformata (involgarita?) per poter diventare "prodotto vendibile" al maggior numero possibile di "consumatori".
Il BDSM di élite di "Histoire d'O", dove élite non è come erroneamente pensano molti basata sul denaro (quello fa parte "dell'involucro narrativo", ma per questo rinvio al mio articolo al riguardo), quanto ristrettezza del numero di chi può fare certe cose perché per arrivare a livelli elevati occorre una vera vocazione ed un "percorso" appropriato, non è compatibile con una società in cui tutto deve essere massificato.
All'opposto, il presunto "sesso estremo" (sic!) delle "Cinquanta sfumature..." è in perfetta sintonia con le linee sociali a cui sto facendo riferimento, è un'attività che può fare chiunque ne abbia voglia, senza bisogno di vocazione e "percorsi". Ed infatti mi risulta che nei paesi anglosassoni il successo dei libri abbia portato anche una esplosione di vendite nei "sex shop".
Evidentemente molte coppie assolutamente "vanilla" ma fortemente annoiate cercano di applicare i "consigli" letti, penso ricorrendo a morbidi e inoffensivi flogger di striscioline di cuoio morbido, a bracciali e cavigliere di cuoio ed a "giocattoli sessuali" anali e vaginali, di cui hanno letto.
Per inciso, speriamo che nessuno di questi sprovveduti sia poi tentato di "esplorare" cose sconosciute improvvisando, con il risultato che qualcuno si faccia davvero male (e questo oltre a essere orribile in sè, scatenerebbe qualche ipocrita campagna di opinione contro il "BDSM", che invece non avrebbe nulla a che fare con tutto questo).
Piuttosto, sono veramente meravigliato dai commenti fortemente negativi sulle "Cinquanta sfumature..." che colgo nell'ambiente BDSM italiano. Ciò, per motivi a cui ho già accennato.
Volendo tirare qualche conclusione alla fine del mio discorso, penso che scrivere un efficace romanzo in cui si parla di BDSM si sia rivelato ancora una volta impresa così ardua da sembrare quasi impossibile, stretta com'è fra la ripetitività ossessiva e pornografica di uomini che esplicitano le loro fantasie (di solito sempre uguali) e autrici di sesso femminile che come nel caso delle "Cinquanta sfumature..." non riescono a resistere alla deviazione nel romanzetto rosa con immancabile lieto fine (nelle "Cinquanta sfumature..." proprio il "vissero a lungo felici e contenti, con tanti figli, in una bella casa, circondati dagli amici e dalle persone care..." roba da "Bella addormentata nel bosco" o "Cenerentola" o "Biancaneve" tradizionale...) e con pregiudizi moralistici seminati a iosa.
Per questo la tanto bistrattata "Histoire d'O" continua a piacermi, nonostante non sia certo un romanzo scevro di difetti rilevanti, almeno sfugge a quelli più gravi, ma questo è tema di un altro articolo.
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