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Di ilsimplicissimus Il Parlamento cipriota ha buttato la spugna: circondato da migliaia di cittadini incavolati neri non ce l’ha fatta ad approvare il piano di salvataggio europeo che prevedeva anche un sostanzioso prelievo forzoso sui conti correnti. Forse la sconfitta del delirante piano di Bruxelles e di Berlino era nelle cose: la mediocrità dei dirigenti europei aveva partorito un ennesimo mostro, volto solo a salvare le eventuali sofferenze delle banche e incurante del fatto che un simile provvedimento avrebbe affossato ancora di più l’economia cipriota. Ma in questo caso la voglia di metterci meno quattrini possibile, la totale assenza del concetto di solidarietà continentale, forse l’abitudine a imporre massacri, si è concretata in misure di sottrazione diretta, evidente e immediata che non potevano essere vendute attraverso il filtro di ambigui filosofemi economici con allegata promessa di palingenesi finale.
Tuttavia la questione non può fermarsi a constatare la pochezza intellettuale e politica delle élite che tessono l’ attuale governance europea e la loro evidente dipendenza da interessi nazionali intessuti con quelli dei gruppi di potere finanziari. Ciò che è accaduto a Cipro mette in questione l’intera costruzione dell’Unione in maniera ancora più evidente di quanto non si sia visto in Grecia e poi in Spagna e poi in Italia.
Le enormi pressioni fatte su Papandreu perché non facesse il referendum in Grecia, l’imposizione di Monti in Italia, le promesse non mantenute in Spagna e Portogallo (oltre ai soldi distribuiti in giro) evidenziano un problema di democrazia negata di cui l’Europa è divenuta a sorpresa il nefando motore.
l’Europa non solo impone misure conservatrici se non apertamente reazionarie col pretesto di inconsistenti teoremi economici, ma cerca di evitare che qualcuno si possa allontanare dall’ortodossia, chiedendo aiuto ad altri. L’Europa è diventata insomma una sorta di prigione nella quale si è costretti a sorbire l’immangiabile minestra proposta dalla cuoca che fa la cresta sugli ingredienti, ma dalla quale è difficile fuggire grazie alle robuste sbarre realizzate in euro.
Tutto questo è divenuto ormai intollerabile. Lo sta diventando persino negli stati ricchi che conducono la danza, ma nei quali comincia a serpeggiare la consapevolezza che comunque l’Unione e la sua moneta sono ormai utilizzati in vista di una sempre più evidente iniquità sociale.
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