Io rivendico il diritto all’infelicità – Charles Baudelaire
La stanza è tetra e ci sono ragnatele ovunque. Se non fosse per il respiro degli astanti e per il rumore che fanno spostando le sedie, e per lo scricchiolio del legno dei vecchi mobili, si potrebbe sentire lo zampettare degli aracnidi.
Ogni tanto Pinocchio ne fissa uno e resta per tutto il tempo della terapia a fissare l’aracnide. Che non si muove. In attesa della sua preda.
La Strega Cattiva dirige il circolo. Li fa radunare a cerchio, sono una dozzina di persone. Le sedie avanzano rispetto alla necessità. Qualche sedia nel cerchio resta vuota.
La Strega Cattiva sfoglia un elenco, un colpo di tosse, cerca di darsi un contegno sollevando appena gli occhiali con il pollice e l’indice della mano destra. Ingialliti per il vizio del fumo.
“Abbiamo una nuova recluta, oggi…signorina…Cenerentola, giusto?”
Tutti osservano la nuova arrivata. Una ragazza magrissima al punto che le si vedono le ossa sporgere sotto la pelle bianca e pallida. Il volto emaciato è attraversato da una cicatrice lunga dalla fronte al collo. Altre cicatrici sono evidenti sul collo, all’altezza della carotide. E sulle vene.
“Ciao, mi chiamo Cenerentola, e come tutti voi vengo dal mondo delle favole”
“Ciao, Cenerentola!” – il coro è unanime, ma le voci non sono allegre, sono svogliate, sommesse.
“Raccontaci di te Cenrentola.” – le suggerisce la Strega.
“Io mi sono sposata.”
Un lieve mormorio di disapprovazione attraversa la stanza. Il grillo parlante scuote la testa, battendo due volte le ali. Raperenzolo fa un segno di diniego. La principessa sul pisello ha un sobbalzo. Biancaneve alza un sopracciglio e si guarda le unghie, soffiando sullo smalto.
“Quante volte Cenerentola?”
“Molte volte. Per ogni vita che rivivevo finiva che mi sposavo con quel…testa di cazzo! Io non ho mai voluto sposarlo quel perfettino! Anzi secondo me è gay! A letto non è un granché…Ma sono qui per smettere. Nella prossima vita voglio essere una donna felice, voglio essere una punkettona, tradire, fumare erba a volontà. Tutte cose che prima non potevo fare! Dovevo scoparmi il lupo cattivo…Scusate la volgarità ma non ce la faccio più!”
Alice ride tra sè e sè e dà di gomito a La bella addormentata che si sveglia di soprassalto.
“Hai sentito? Il tuo principe azzurro non è tanto dotato!”
“Ti credo…mi addormento sempre!” – le risponde la bella.
“Ti piaceva il lieto fine, Cenerentola?” – le chiede la Strega.
“No. Penso che a nessuno piaccia. Però per me è sempre stata l’unica via d’uscita. Non riuscivo a smettere. Ogni vita mi sposavo e finivo per vivere felice e contenta. Capite tutti voi che non si può vivere così per sempre! Una tortura! Una maledizione!”
“Quante vite hai vissuto, Cenerentola?”
“Tante. Ne ricordo una in cui ero la figlia di un sultano. E un’altra in cui ricamavo tappeti persiani. In un’altra ero un operaio di Philadelphia. In un’altra ancora…che importanza ha…Ogni volta le vite che vivevo mi sembravano tutte eguali.”
“Come hai conosciuto questo circolo, Cenrentola?”
“Tramite un amico. Lui sapeva che un amico di un suo conoscente era venuto fuori dalla dipendenza dal lieto fine grazie a questo circolo. Ora mi hanno detto che quel tizio vive una vita infelice.”
“Questo è un tuo compito, lo sai Cenerentola? Non siamo qui per rimandarti indietro e vivere una vita infelice. Siamo qui per aiutarti a smettere di essere felice. Alla società le persone felici non piacciono.”
“Sì, lo so…”
La Strega guarda l’orologio a pendolo in un angolo della stanza.
“Mi dispiace per tutti, ma è tardi. Sono le otto e trenta.”
“Mi scusi, Strega Cattiva. Ma quell’orologio è fermo. Quando sono arrivata segnava le otto e trenta.” – dice Alice.
“Lo so. Segna sempre la stessa ora. Non esiste il tempo qui: è sempre troppo tardi per tornare indietro, Alice. Si può solo andare avanti.”
Pinocchio fissa l’aracnide. Sa che prima o poi l’aracnide mangerà tutti. E sarà il migliore dei finali.