Analisi e criticaIl pittore polacco ha realizzato il dipinto con una bella impostazione prospettica accidentale, mantenendo però la centralità della scena su ciò che ha ritenuto importante, le opere d’arte nel grande salone in casa di Mecenate. A differenza di tanti pittori che lo hanno preceduto, Bakalovich si attiene fedelmente ai costumi dell’epoca, in particolare l’abbigliamento, senza attualizzarli al suo tempo, cosa che avrebbe snaturato l’opera e ridotta la sua monumentalità. L’artista, grazie alla luce, come già accennato, rende chiaro cosa reputa prioritario. Infatti, dipinge con cura le toghe e le acconciature dei personaggi in primo piano, trascurando quelli sullo sfondo a destra, posti nell’oscurità. Il pavimento bianco permette di far risaltare le decorazioni presenti nella parte centrale del dipinto, dove fa bella mostra la candida scultura di un leone alato o sfinge. Le donne appaiono intimorite dall’uomo barbuto, il quale con lo sguardo le fulmina, quasi ordinandole di andar via. La sala si mostra ricca di oggetti che avremmo visto nelle case benestanti dell’antica Roma, come l’altare delle divinità, le immagini degli antenati e la panoplia dall’aspetto austero che sembra sorvegliare i presenti. Scontata la presenza di una statua dell’imperatore Augusto di colore bruno e posta in fondo alla sala. La luce, viene dall’alto, come in un tipico peristilio, ma una debole luce, la cui origine è ignota, illumina parzialmente la parete frontale, quasi che l’artista si dispiaccia di non poter mostrare le numerose figure affrescate che s’intravedono sullo sfondo blu. La luce, inoltre, è utilizzata arbitrariamente dal pittore al fine di far risaltare gli elaborati drappeggi delle toghe, il candore dei marmi e naturalmente una parte delle decorazioni parietali. L’opera mostra una pittura fluida, e ben definita, che ricorda un po’ i pittori neoclassici, benché l’artista abbia vissuto metà della sua vita nel XIX secolo. Un arco di tempo che ha visto stravolgimenti importanti nel mondo dell’arte, ad esempio l’affermarsi dell’Impressionismo con le sue rapide pennellate e l’assenza di disegno, senza dimenticare il ridimensionamento del ruolo che finora aveva il committente.***Francesco Roselli "Cizzart" è un artista di Calitri in provincia di Avellino. Ha esposto le sue opere in importanti gallerie d'arte e manifestazioni nazionali. Cura e promuove numerosi progetti legati alla divulgazione artistica e storica del territorio. La Storia ha da sempre condizionato positivamente il suo talento artistico grazie all'osservazione degli antichi monumenti greco-romani in grado di suscitare percorsi mentali che ripercorrono le gesta delle grandi civiltà del passato. Possiamo notare nella sua produzione artistica, quadri che riprendono paesaggi ispirati alle lontane terre della Britannia celtico-romana, dal Vallo di Adriano a scorci influenzati dalla cultura celtica, ricca di tradizioni e simbolismi. Il pittore a cui s'ispira maggiormente è il belga Renè Magritte, artista surrealista. L'influenza del surrealismo ha permesso di utilizzare il paesaggio come strumento con cui esprimere il suo stato d’animo interiore.Il sito ufficiale dell'artista è: www.cizzart.it 
La Sibilla Appenninica di Francesco Roselli "Cizzart".
"Ho immaginato la piana di Conza della Campania (Compsa) in epoca romano-sannitica, attraversata dal fiume Ofanto e dalla strada romana lastricata. Sullo sfondo c'è la rupe di Cairano, a destra i colli dell'antica Compsa. In questo disegno ho volutamente inserito un antico culto italico dell'area umbra venerata in una grotta del monte Vettore, la "sibilla appenninica,.in terra hirpina. In primo piano a sinistra c'è la grotta con sopra il fuoco sacro mentre a destra i resti di un tempio italico. Nell'angolo basso a destra c'è un elmo votivo con la scritta "Kampsa", reperto reale che si trova nel museo di Metaponto (Mt)."




