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Circolo di Mecenate di Stefan Bakałowicz

Creato il 06 marzo 2015 da Phage77
Circolo di Mecenate di Stefan Bakałowicz (1857-1947)- dipinto datato 1890 (Galleria Tret'jakov in Mosca (Russia) -Introduzione di Andrea Contorni Rocchi, critica di Francesco Roselli CizzartIl contesto storicoIl dipinto di oggi ci porta nella Roma augustea a cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C.; una fase importante per l'Urbe, che si concretizzò nel definitivo passaggio istituzionale dalla Repubblica al Principato. Ottaviano Augusto, figlio adottivo del grande condottiero Giulio Cesare, prese in mano le sorti di Roma con una politica aggressiva e diplomatica allo stesso tempo, mostrando una lungimiranza e un talento amministrativo davvero notevoli. Poco importa se militarmente parlando, il celebre rampollo della dinastia Giulia non si dimostrò per nulla all'altezza della situazione, confidando ad occhi chiuso nel genio strategico del generale, nonché suo amico di infanzia, Marco Vipsanio Agrippa. Augusto inaugurò il suo governo nel rispetto del mos maiorum ("costume degli antenati"), nucleo della morale tradizionale romana. Mascherò con abilità la sua auctoritas, ponendosi dinanzi a popolo e Senato non come un dispotico sovrano ma come un primus inter pares, ovvero un uomo investito dai suoi simili del compito di governare lo stato con gli stessi identici poteri di un comune magistrato romano. Che poi in realtà le cose non fossero proprio in questo modo è un dato persino superfluo. Augusto si rilevò un princeps attento e capace e si circondò di uomini di valore dei quali promosse e sfruttò le qualità. Roma si incamminò verso quell'ideale di "Pax Romana" che verrà conseguito in seguito sotto gli Antonini. Il cammino del figlio del divino Cesare, fu "sporcato" solamente nel 9 d.C. dalla grande disfatta subita dalle legioni di Varo nella selva di Teutoburgo per opera del tradimento del principe cherusco Arminio. Augusto fu anche tra i primi "uomini di governo" ad usufruire di operazioni di propaganda al fine di incentivare il consenso. In questa ottica va inquadrato l'impegno di Gaio Clinio Mecenate, etrusco di origini e fidato consigliere dell'imperatore. Il suo circolo contò intellettuali e poeti tra i quali Orazio, Virgilio e Properzio, protetti e spesati a carico dello Stato. Il tono della vita letteraria e culturale dell'epoca si elevò ma l'azione di Mecenate fu diretta soprattutto a sostenere l'innovativo regime imperiale, illustrandone le peculiarità e appoggiandone le decisioni. Ad esempio l'Eneide virgiliana altro non fece che miticizzare le origini dell'Urbe, fornendo una genealogia importante alla stessa famiglia imperiale.Circolo di Mecenate di Stefan BakałowiczAnalisi e criticaIl pittore polacco ha realizzato il dipinto con una bella impostazione prospettica accidentale, mantenendo però la centralità della scena su ciò che ha ritenuto importante, le opere d’arte nel grande salone in casa di Mecenate. A differenza di tanti pittori che lo hanno preceduto, Bakalovich si attiene fedelmente ai costumi dell’epoca, in particolare l’abbigliamento, senza attualizzarli al suo tempo, cosa che avrebbe snaturato l’opera e ridotta la sua monumentalità. L’artista, grazie alla luce, come già accennato, rende chiaro cosa reputa prioritario. Infatti, dipinge con cura le toghe e le acconciature dei personaggi in primo piano, trascurando quelli sullo sfondo a destra, posti nell’oscurità. Il pavimento bianco permette di far risaltare le decorazioni presenti nella parte centrale del dipinto, dove fa bella mostra la candida scultura di un leone alato o sfinge. Le donne appaiono intimorite dall’uomo barbuto, il quale con lo sguardo le fulmina, quasi ordinandole di andar via. La sala si mostra ricca di oggetti che avremmo visto nelle case benestanti dell’antica Roma, come l’altare delle divinità, le immagini degli antenati e la panoplia dall’aspetto austero che sembra sorvegliare i presenti. Scontata la presenza di una statua dell’imperatore Augusto di colore bruno e posta in fondo alla sala. La luce, viene dall’alto, come in un tipico peristilio, ma una debole luce, la cui origine è ignota, illumina parzialmente la parete frontale, quasi che l’artista si dispiaccia di non poter mostrare le numerose figure affrescate che s’intravedono sullo sfondo blu. La luce, inoltre, è utilizzata arbitrariamente dal pittore al fine di far risaltare gli elaborati drappeggi delle toghe, il candore dei marmi e naturalmente una parte delle decorazioni parietali. L’opera mostra una pittura fluida, e ben definita, che ricorda un po’ i pittori neoclassici, benché l’artista abbia vissuto metà della sua vita nel XIX secolo. Un arco di tempo che ha visto stravolgimenti importanti nel mondo dell’arte, ad esempio l’affermarsi dell’Impressionismo con le sue rapide pennellate e l’assenza di disegno, senza dimenticare il ridimensionamento del ruolo che finora aveva il committente.***Francesco Roselli "Cizzart" è un artista di Calitri in provincia di Avellino. Ha esposto le sue opere in importanti gallerie d'arte e manifestazioni nazionali. Cura e promuove numerosi progetti legati alla divulgazione artistica e storica del territorio. La Storia ha da sempre condizionato positivamente il suo talento artistico grazie all'osservazione degli antichi monumenti greco-romani in grado di suscitare percorsi mentali che ripercorrono le gesta delle grandi civiltà del passato. Possiamo notare nella sua produzione artistica, quadri che riprendono paesaggi ispirati alle lontane terre della Britannia celtico-romana, dal Vallo di Adriano a scorci influenzati dalla cultura celtica, ricca di tradizioni e simbolismi. Il pittore a cui s'ispira maggiormente è il belga Renè Magritte, artista surrealista. L'influenza del surrealismo ha permesso di utilizzare il paesaggio come strumento con cui esprimere il suo stato d’animo interiore.Il sito ufficiale dell'artista è: www.cizzart.it  

Circolo di Mecenate di Stefan Bakałowicz

La Sibilla Appenninica di Francesco Roselli "Cizzart".
"Ho immaginato la piana di Conza della Campania (Compsa) in epoca romano-sannitica, attraversata dal fiume Ofanto e dalla strada romana lastricata. Sullo sfondo c'è la rupe di Cairano, a destra i colli dell'antica Compsa. In questo disegno ho volutamente inserito un antico culto italico dell'area umbra venerata in una grotta del monte Vettore, la "sibilla appenninica,.in terra hirpina. In primo piano a sinistra c'è la grotta con sopra il fuoco sacro mentre a destra i resti di un tempio italico. Nell'angolo basso a destra c'è un elmo votivo con la scritta "Kampsa", reperto reale che si trova nel museo di Metaponto (Mt)."


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