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Circondato

Creato il 23 febbraio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Circondato

Nonostante Berlusconi, come sempre, ostenti una sicurezza oltre misura, la verità è che si trova invischiato in una situazione di non facile risoluzione.

Il premier è stretto in un quadrato, ovunque guardi trova nemici attuali o potenziali.

Da un lato, ovviamente la questione giudiziaria su cui tanto inchiostro è stato speso. Settimana prossima parte il valzer di processi, si vedrà come B. riuscirà a eludere le udienze o se, a sorpresa, si presenterà e magari rilascerà qualche dichiarazione interessante. Le sentenze, comunque, non sono attese a breve. Sarà un fastidiosissimo tam tam di cronaca giudiziaria, piuttosto infamante, ma nell’immediato niente di super preoccupante.

Ma un pericolo arriva anche da Sud, dalla Libia. L’ultimo bollettino parla di 10.000 morti, con gli italiani accusati di armare sia gli insorti che i repressori. E qualcosa di vero c’è, visto che la Libia importa armi principalmente da noi. Dopo un’iniziale empasse “per non disturbare”, il Cav. ha proceduto a condannare, con colpevole ritardo, le violenze. Non si sa se la telefonata con Gheddafi ci sia stata ma se è avvenuta non ha fatto altro che aizzare ulteriormente il dittatore che se l’è presa anche con il Belpaese nell’ultimo videomessaggio. Inutile ricordare che la politica estera di B. si è giocata tutta su Gheddafi e Putin e quindi una buona fetta dell’economia e della credibilità internazionale dell’Italia dipende da come procedono le cose in Libia.

Un nemico silente ma sempre pronto a colpire si aggira anche tra i prati verdi di Pontida: è Bossi. Il Carroccio ha strigliato il PDL quando ha iniziato a vaneggiare il ritorno all’immunità parlamentare: infatti la Lega ha costruito il suo successo nel ’94 sull’ondata di giustizialismo post-Tangentopoli e sulla riforma dell’articolo 68. Tornare indietro renderebbe furente la base. Bossi per ora tiene attaccata la spina perché “Berlusconi è l’unico che ha i numeri per il federalismo”. Ma potrebbe non durare a lungo: il centrosinistra è rampante nei sondaggi, il sorpasso è vicino se non già avvenuto e il Senatur potrebbe guardare al di là del Po per rendere concreta la riforma tanto bramata.

Infine, l’oppositore romano: Giorgio Napolitano. Anzi, il redivivo Giorgio Napolitano. Si è permesso ultimamente un’uscita sprezzante sul fatto che il giusto processo sia già garantito, ammonendo quindi Berlusconi a non mandargli altre leggine ad personam, ma a difendersi nelle sedi opportune. Ieri, monito secco sul Milleproroghe, anche quest’anno trasformato in finanziaria fantasma.

La nota del Colle:

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi inviato una lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, nella quale ha richiamato l’attenzione sull’ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto-legge cosiddetto Milleproroghe. Il Capo dello Stato, nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall’inizio del settennato, ha messo in evidenza che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge.

A fronte di casi analoghi, non potrò d’ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio anche alla luce dei rimedi che l’ordinamento prevede nella eventualità della decadenza di un decreto legge.

Ho ritenuto di dovervi sottoporre queste considerazioni, perché a mio avviso non mancherebbero spazi attraverso una leale collaborazione tra governo e Parlamento da un lato e fra maggioranza ed opposizione dall’altro, per evitare che un decreto legge concernente essenzialmente la proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge finanziaria dai contenuti più disparati. Inoltre, il frequente ricorso all’apposizione della questione di fiducia realizza una ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento.

Insomma, dovunque guardi B. butta male. Siamo in stato di calma apparente, ma il Cavaliere ha in mano una pentola a pressione pronta a esplodergli in faccia.


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