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Citando Forrester…

Creato il 03 dicembre 2011 da Emanuelesecco

macchinascrivere

Vi dirò, oggi non ho la minima idea di cosa potrà venir fuori da questo post.
Posso solo dire che sono andato fuori, mi sono fumato una sigaretta e poi mi sono seduto davanti al computer e ho selezionato la colonna sonora di Devil’s Reject per conciliare. Un secondo dopo ho cominciato a battere i tasti della tastiera.
In fondo il segreto sembra essere proprio questo, no? Sedersi davanti al computer e cominciare a scrivere. Così, come se niente fosse.
Ormai mi sono dato una specie di regola: scrivere qualcosa ogni giorno. Non importa che si tratti del progetto che sto portando avanti o di pensieri che ruzzolano per le mie sinapsi come mille criceti intenti a far girare all’infinito la loro ruota. Solo scrivere. Sia che si tratti di carta e penna, sia che si tratti di computer.
In fondo il segreto sembra essere proprio questo, no? Mantenere dita, mani e mente in esercizio. Solo così si può arrivare al punto senza tanti fronzoli. Tuttavia per questo post non vale. Possiamo considerarlo come un altro dei miei innumerevoli esercizi. Uno di quei momenti che come se niente fosse mi portano a riempire pagine su pagine della mia Moleskine.
C’è da dire una cosa: lo studio non aiuta. Ma chissenefrega, io mi sforzo lo stesso. Anche se, a dir la verità, ieri ho studiato così tanto che lo scrivere era tra i miei ultimi pensieri.
Poco male, si può sempre recuperare. D’altro canto ho studiato come un cane per avere il fine settimana libero, o quasi. Oggi ho studiato le ultime 8 pagine della settimana. Alla fine di esse non riuscivo a credere di poter avere un giorno di pausa.

Domani.
Domenica.
Divano.

Tutte parole che iniziano con la lettera D. Per i prossimi fine settimana cercherò di ricordarmele molto bene. Una sorta di legge delle 3 D. Un po’ come la legge delle 3 C del buon programmatore che avevo stilato quando ancora studiavo ad Informatica: Cibo, Cochetta, Cristina d’Avena.
Sembrerà strano, ma le canzoni dei cartoni della mia infanzia riuscivano a rilassarmi in un modo incredibile. Forse solo Into the Wild di Eddie Vedder riesce nello stesso intento e forse in minor tempo. Anche se per quest’ultimo si tratta di scrittura, non di programmazione.
Come cambiano i tempi, eh?!
Fino a due anni fa passavo ore su ore davanti allo schermo a scrivere decine e decine, se non centinaia di righe di codice. Ora passo ore su ore a scrivere decine e decine di paragrafi. Cambia la facoltà, cambia il tema di scrittura. Anche se devo dire che in rare occasioni, mentre studiavo a informatica, mi concedevo qualche ora per buttare giù delle idee fin troppo frammentate che mi venivano in mente.

Come cambiano i tempi, eh?!
Nel caso della scrittura no. Si è solo affinata, spero. Ora le idee non sono così frammentate, e la stesura è molto più spedita.
Non ha senso trovare subito la frase perfetta. Niente più ore e ore meditando su una semplice frase ad effetto. Quella arriverà, col tempo e soprattutto con la riscrittura.
Una delle cose più utili che ho imparato in questo periodo è proprio la correzione/riscrittura.
Non ha senso soffermarsi troppo su un dettaglio. È meglio buttarlo giù anche solo per cenni, la buona idea arriverà. L’importante è non far sedimentare troppo la storia che si sta scrivendo. Non lasciarla morire, prima che su carta, dentro di noi. In caso contrario il progetto andrà incontro ad una lenta e dolorosissima morte (sia per lui, ché per noi che ci abbiamo perso intere nottate cercando di portarlo alla luce).
Scrivere, questo è l’importante. Perché, come diceva William Forrester, nel film Scoprendo Forrester, «la prima stesura la devi buttare giù col cuore... e poi la riscrivi con la testa. Il concetto chiave dello scrivere è... scrivere, non è pensare».
Una semplice perla che vale molto più di mille lezioni di Scrittura Creativa tenuta il più delle volte da un incapace. O mi sbaglio?

La voglia di sigaretta sta tornando.
Dalle casse risuonano le note di Seed of Memory.
È arrivato il momento di terminare.
Il punto è stato raggiunto.

 

E.


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