Ci si può amare anche se si è poveri, un po’ meno se si è soli. In generale l’essere in due e almeno non proprio entrambi spiantati aiuta, ma pretendere una visura camerale o una dichiarazione dei redditi in fase conoscitiva uccide la passione. Chi si vuole bene e ha le possibilità in questo momento è su una spiaggia della Sardegna o di ritorno da una camminata sulle Dolomiti, è vero ma fino a un certo punto. Così se li vedete per mano in un parchetto di periferia, all’ombra di un gelso che lenisce solo in piccolissima parte l’affanno della canicola, sappiate che ho appena colto uno stralcio della loro conversazione in un italiano usato come campo neutro di confronto, e mi è sembrato proprio di sentir proferire parole d’amore. Entrambi in pausa da un lavoro che nessuno di noi accetterebbe mai di fare, le ore centrali della giornata, quelle più calde, sono il massimo che si possono concedere. Eppure lui osserva compiaciuto il corpo di lei quando lei non vede, lei racconta qualcosa e riesce anche a farlo ridere. Questa è la loro estate perché è la prima che trascorrono insieme, a piccoli sorsi, giorno dopo giorno. Poi raggiungono la fermata del tram, quella con i rivenditori di fiori cingalesi che attendono imperturbabili il primo cliente quotidiano. Due baci sulla guancia che a malapena di sfiorano, forse sussistono implicite barriere etnico-religiose e non possono ancora toccarsi, se non fosse per la globalizzazione del mercato del lavoro provenendo da stati così distanti le probabilità di incontrarsi sarebbero state nulle. Lei sale mostrando il biglietto anche se non è necessario e lui aspetta che il tram riparta. E mi viene in mente la figlia di una signora ucraina che conosco, che da laggiù è emigrata in Svezia, si è diplomata infermiera, ha conosciuto un ragazzo egiziano e si è sposata e non vorrei sbagliarmi ma sono tutti cittadini svedesi ora, e non solo i figli che hanno avuto. Qui c’è il tram giallo, c’è Milano, ci sono quaranta gradi, c’è la miseria, ma il dopoguerra dovrebbe essere finito già da un pezzo.
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