Claire Quillier…quella dei cappellini e del tessuto giapponese!

Da Harimag

“Sono quella dei cappellini e dei tessuti giapponesi”. Così si presenta Claire Quillier, deliziosa francese innamorata della Sicilia, e di Acitrezza, dove vive con il suo Fabio Consoli, graphic designer e avviatore del progetto Cycling for children per la raccolta di fondi destinati ai bambini del sud del mondo. Lavorano insieme, nella stessa stanza, una parete ciascuno: la sua ordinatissima, quella di Claire “un disastro. Quando mi metto a lavoro tiro fuori tutto e poi ci metto ore a trovare dove ho messo le cose. Naturalmente poi ci sono talmente tante cose in giro che rimando sempre il momento in cui metto in ordine e così mi espando anche in altre stanze della casa!”.

Sorridente e gentile, ci ha parlato di sè e ci ha mostrato i suoi cordoni giapponesi e i suoi allegri bibi, pezzi unici deliziosi che mixano sensualità made in Japan ed eleganza chic parigina.

  • Quand’è nato questo amore per gli accessori handmade?

In realtà, da sempre. I miei genitori mi hanno sempre sostenuta, apprezzano le mie creazioni e si fidano del mio gusto, tanto che sono sempre stata l’incaricata all’albero di Natale! Da piccola avevo tanti di quei gioiellini che mi sono detta: perché non farli da me? Così sono nate le prime collane, orecchini e spille realizzate prima con le pietre che scovavo girando per i negozietti di Parigi, più tardi in tessuto. L’idea di realizzare accessori per capelli è venuta in seguito, col tempo.

 

  • Quando e perchè, invece, hai iniziato a realizzare bibi?

Ripensandoci credo sia stata tutta quell’attenzione che il mondo ha rivolto al matrimonio di William e Kate, alla moda da cerimonia reale inglese e ai cappellini (fascinator) sfoggiati dalle invitate; il tutto unito alla mia continua ricerca di nuovi materiali sul web. Il risultato sono stati 3 cappellini, uno per me, uno per mia sorella e uno per mia cugina, che abbiamo indossato per il matrimonio di mio fratello. Da lì, poi, non mi sono più fermata!

  • Cosa sono esattamente i bibi?

Sono dei cappellini in miniatura applicati su cerchietti in feltro o su piccoli pettini che scompaiono tra i capelli rendendo particolare anche una semplice coda o uno chignon. Per realizzarli mi servo di un particolare tessuto giapponese, un cotone che imita la seta antica, quella utilizzata nei kimono delle geishe durante le cerimonie. Lo piego mediante la tecnica del kanzashi per realizzare petali di fiori, tondi o a goccia, oppure lo utilizzo per dare nuova vita ai cordoni che in Giappone vengono  tradizionalmente utilizzati per i manici delle borse o come cinture. Io credo, invece, che siano belli così e che quindi possano benissimo essere annodati insieme in collane e orecchini.

  • Perché proprio i tessuti giapponesi?

Li ho scoperti in Francia, grazie alla mia migliore amica che adesso è tornata in Giappone e che è diventata la mia fornitrice ufficiale di tessuti. Adoro, in particolare, il tessuto prodotto in chirimen, una tecnica che lo arricchisce di piccolissime piegoline e che lo rende ruvido al tatto e molto resistente.

  • Quali sono le novità per quest’inverno?

Per quest’inverno ho lavorato da modista: mi sono procurata due teste di legno, una small e una medium, e ho realizzato dei coloratissimi cappellini anni ‘20 in feltro, modellato e lavorato mediante una tecnica che sfrutta il vapore acqueo scovata su dei vecchi libri in inglese e che risale, appunto, a quegli anni. Ricordano un po’ dei turbanti e finora sono stati molto apprezzati, specialmente dalle signore un po’ più grandi. (i gioielli nelle foto sono Duediquadri)

  • Dove trai ispirazione?

A Parigi, nelle librerie dei musei, tra i libri di grafica e illustrazione. Leggo di tutto, ma sono un’appassionata di tecniche giapponesi. Ho letto anche un libro sui nodi cinesi e su quelli dei marinai, molto utile quando ho iniziato ad intrecciare e annodare i cordoni cinesi in collane e orecchini.

  • Dicevi che questi cordoni in Giappone non sono tradizionalmente utilizzati per i bijoux. Come pensi che reagirebbe il mercato giapponese di fronte all’innovazione che hai apportato alle loro tradizioni?

Sinceramente non saprei, non ci ho mai pensato visto che sono talmente abituati a quei tessuti che potrebbero considerare le mie creature banali. Poco tempo fa, però, si sono fermati a guardare le mie creazioni 2 ragazzi giapponesi e hanno riconosciuto l’originalità della mia idea e dell’uso dei loro tessuti tradizionali. Chissà, in futuro magari lo sperimenterò!

  • Il futuro sarà…

Cappello! Mi dedicherò alla realizzazione di modelli vintage un po’ più classici, come cloches e trilby, e utilizzerò anche materiali più estivi. Un’idea originale che ho proposto per quest’inverno è un cappello da cerimonia con fiocchi intercambiabili: basta sganciare un fiocco un po’ più importante e riagganciarne un altro per cambiare completamente look e abbinarlo a diversi outfit. Per l’estate, invece, sono alla ricerca del materiale perfetto per realizzare delle borse, delle ceste in legno scuro che rimandano alla tradizione giapponese.

  • Ti mancano solo kimono e geta! Hai mai pensato di realizzarli?

Se devo essere sincera preferisco gli accessori, è lì che mi piace sperimentare: non solo gioielli ma anche borse, cinture o bambole all’uncinetto giapponesi chiamate Amigurumi. La scorsa estate, ad esempio, mi sono cimentata nella realizzazione di un tipo particolare di scarpe: delle infradito che i giapponesi si costruiscono da soli con i resti dei kimono e che utilizzano per stare a casa. La tecnica che utilizzano è molto faticosa, ha una lavorazione a telaio che sfrutta la forza delle mani e dei piedi. Io, per fortuna, ho trovato una tecnica molto meno faticosa e ci ho aggiunto una suola, per camminarci fuori casa.

  • Sappiamo che tieni delle lezioni manuali di uncinetto per principianti (per info contattatela su Facebook). Credi che in Francia avrebbero più o meno successo che qui?

In Francia avrebbero sicuramente molto più successo! Qui le nonne e le mamme realizzano ancora meravigliose creazioni con l’uncinetto, lì invece questa tradizione si è persa, purtroppo.

  • Dove ti troviamo qui a Catania?

Qui a Catania presso Iki, Ibridi, Juna e Individual Concept Hair, hairstyle studio che ospita, al piano di sopra, numerose mostre, anche di street art. Tendo ad adeguare i prodotti che realizzo allo stile dello store, quindi ad Ibridi affido soprattutto berretti in feltro con applicati fiori all’uncinetto, o particolari pettini che hanno, oltre ad un fiocco, anche una veletta che scende sul viso. Da Juna, invece, a volte prendo i tessuti che le rimangono dagli abiti e realizzo degli accessori accoppiati.

  • E fuori? Le tue creazioni hanno molto successo?

Le mie creazioni si trovano anche a Palermo, presso Vuedù Factory, e da poco anche a Bologna all’interno del concept store Pesci Pneumatici.Ho partecipato anche a due edizioni di Creativamente e ho esposto due volte presso palazzo Biscari. Vendo molto su internet, attraverso la pagina Facebook  Claire Quillier Créations  e il mio blog, soprattutto in Italia, ma spero di trovare presto un posticino in centro a Catania per costruirci il mio atelier.

  • Tu e il tuo ragazzo siete due creativi. (Il suo biglietto da visita, un tessuto giapponese stilizzato, l’ha disegnato lui). Avete mai realizzato qualcosa insieme?

Sì, solo una volta. Abbiamo realizzato una borsa in feltro davvero stravagante: il disegno l’ha ideato lui mentre io ho realizzato tutto il resto, specialmente la lavorazione del feltro con l’ago. Un lavoraccio!

  • Cosa consigli a chi vuole intraprendere la tua stessa strada?

Di non scoraggiarsi e di non abbattersi se ti dicono di trovarti un vero lavoro, di smetterla di giocare. Se è il tuo sogno, se è una passione che perdura nel tempo, allora è la tua strada!  Ho lavorato per 4 anni a Palermo come guida naturalistica, mi piaceva ma non avevo mai tempo di dedicarmi alla mia passione, per la quale, invece, non ero mai stanca. Così ho capito: se non facessi questo, mi sentirei vuota! In fondo passiamo la maggior parte della nostra giornata a lavorare: chi l’ha detto che dev’essere per forza noioso e poco stimolante?


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