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Classifica di brutalità

Da Demopazzia

Classifica di brutalitàUna classifica della brutalità”. Quale miglior definizione per un sistema penale? Quale altro compito hanno le leggi se non stabilire chi è cattivo e quanto e punirlo in proporzione? Si, ci sarebbe il discorso della rieducazione e del reinserimento, ma quello viene solo dopo aver fatto la classifica di chi ha più bisogno di essere “rieducato”. Eppure la definizione di cui sopra non è di un illustre criminologo, ma di Mara Carfagna. Che infatti subito dopo averla partorita dice di non poterla accettare. "Non esiste e non possiamo accettare una 'classifica della brutalità': per noi, cioè per coloro che hanno scritto ed approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito. L'intervento della Corte è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall'inizio della legislatura". In realtà quello che la Carfagna non accetta è una classifica della brutalità diversa dalla sua che ha in cima alla lista dei cattivi chi violenta una donna o un bambino. Il ministro stila una classifica dei cattivi mentre ne nega l’esistenza. Eppure basterebbe dare un’occhiata al codice penale per scoprire che la classifica della brutalità stilata dal nostro legislatore è piuttosto bizzarra e soprattutto cambia in continuazione. I cattivi più cattivi presi di mira dalla Carfagna solo qualche anno fa erano in fondo alla classifica e lo stupro era un reato contro la morale non contro le donne e i bambini. E mentre gli stupratori salivano giustamente i gradini della classifica della brutalità, altri, meno giustamente la discendevano e cosi chi rubava nei supermercati diventava più cattivo di chi li costruiva rubando (cit.), chi uccideva centinaia di persone diventava meno cattivo di chi ne uccideva una, chi si faceva di eroina diventava più cattivo di chi faceva l’eroina, etc. Si potrebbe quasi dire che tutta la politica si basa su una classificazione di chi è più cattivo e chi è più buono e quindi cos’è più giusto e cos’è più sbagliato e non solo, anche le religioni in fondo non sono altro che una classifica di buoni e cattivi. Ma tutto questo la Carfagna non lo sa.

 


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