In questi giorni sto molto male, mi sono reso conto di quanto sia distorta la visione che ho della felicità, della vita, del mondo, di me stesso, dell’amore mio e di quello universale.
Serena è incinta. L’ho appreso ieri al telefono dalla mamma. Era tutta allegra per il fatto che sta diventando bisnonna. Lei è fatta così: probabilmente, avendo subìto le cose peggiori della vita, anche in una situazione così “difficile” riesce a vedere il lato positivo. Tutto questo mi fa paura.
Credo che a sedici anni ci si dovrebbe occupare di cose molto più semplici e leggere e non delle
gravi vicende della vita: lotte per la sopravvivenza, maternità con tutti i disagi che comporta, a
quell’età, l’essere madre.
Diventerò nonno in aprile, non avrei mai pensato che potesse accadermi a trentadue anni, sono emozionatissimo, impacciato, esattamente nella situazione in cui Serena e il suo ragazzo mi hanno voluto mettere. Non so che cosa fare. Mi domando se, essendo stato una figura paterna inesistente, devo comportarmi da amico più che da padre. Certo è che a questo punto non si può tornare indietro. Inoltre non riuscirei a farle una paternale: non sarei proprio la persona adatta in tal senso. La storia si ripete: sedici anni fa nasceva Serena, oggi lei ha in grembo una gemma inestimabile. Vorrei vedere la mia bambina, vorrei poterle narrare tutte le favole mai narrate, vorrei poterle parlare, sentirla parlare, osservarla mentre attua la parte più impegnativa della sua vita: quella di moglie e di madre.