È uno di noi, perché non dovremmo amare Matteo Renzi?
In confronto, Berlusconi era normale. Coi suoi doppiopetto, la sua faccia fintamente pensosa, la sua commovente devozione alla bienséance. Ma Renzi? La camicia bianca con le maniche rimboccate, l’uso aggressivo dei social network, l’imitazione di Fonzie, la doccia gelata per i malati di SLA, l’eloquio infarcito di cool, smart e storytelling… In meno di un anno, Matteo Renzi ha cambiato lo stile e il linguaggio della politica italiana. Tra interviste, comizi, talk-show, libri scritti da lui o dai suoi ghost-writer, ce n’è ormai più che abbastanza per una fenomenologia: quella che Claudio Giunta ha affidato a questo saggio esilarante, spietato e, insieme, sorprendentemente simpatetico.
Claudio Giunta insegna Letteratura italiana all’Università di Trento. I suoi ultimi libri sono: un saggio sul mercato dell’arte e la retorica connessa («Come si diventa “Michelangelo”», Donzelli, 2011); un commento alle «Rime» di Dante (Meridiani Mondadori, 2011); una raccolta di saggi sull’Italia («Una sterminata domenica. Saggi sul paese che amo», Il Mulino, 2013); un reportage sull’Islanda («Tutta la solitudine che meritate. Viaggio in Islanda», Quodlibet-Humboldt, 2014). Collabora regolarmente al «Sole 24 ore» e a «Internazionale».
Il suo sito è www.claudiogiunta.it
le prime pagine di CLAUDIO GIUNTA, Essere #matteorenzi, Il Mulino, 2015
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Claudio Giunta » «Noi non è che possiamo dirlo…» (Essere #matteorenzi, prime pagine).