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Claudio Noce: “La foresta di ghiaccio? Una favola nera”

Creato il 24 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Emir Kusturica era assente perché al lavoro per il suo nuovo film, ma gli altri componenti del cast, Ksenia Rappoport, Domenico Diele e Adriano Giannini, i produttori Matteo Rovere e Andrea Paris, ed il regista e sceneggiatore Claudio Noce non sono mancati. Ci riferiamo alla conferenza stampa di presentazione del film La Foresta di ghiaccio, al Festival di Roma nella sezione Cinema d’oggi. Un thriller ambientato nelle montagne innevate del Trentino, che segna il ritorno dietro la macchina da presa dell’autore del convincente Good Morning Aman.

Claudio, il tuo film è un thriller con molti misteri, però nel finale non tutti vengono svelati. Come mai questa scelta?

Claudio Noce: Volevo fare un film di genere e quindi dovevo necessariamente sottostare a certe regole. Allo stesso tempo però non volevo dimenticarmi delle emozioni e dei personaggi. Ho cercato di muovermi su questo doppio binario e nel finale risolutivo volevo creare un forte impatto emotivo, sia nei personaggi che negli spettatori. Ho voluto assumermi questo rischio e arrivare al finale con gli occhi di Lana, il personaggio di Ksenia Rappoport, la quale non conosce tutte le soluzioni ai misteri della storia.

Che tipo di difficoltà hai incontrato nel girare il film?

Claudio Noce: Abbiamo girato in un luogo estremo, con la neve, il freddo, il vento. Quello che vedere nel film è quello che vivevamo anche noi sul set. E’ stato complicato, una vera sfida, ma quel luogo era ideale per il mio racconto. Ed infatti la forza di quel posto è stata fondamentale per il film.

Com’è stato dirigere Emir Kusturica?

Claudio Noce: Ero molto impaurito dall’idea di dirigere Kusturica, ma ho cercato di rendere questa paura un punto di forza. Lui mi ha studiato molto, soprattutto il primo giorno di set. Voleva guardare sempre il monitor per vedere come era venuta la scena, ma poi si è fidato. Emir ha messo molto di suo nel film, e quando metteva qualcosa mi faceva delle sorprese. Il suo modo di vedere alcuni aspetti del cinema soprattutto la violenza non erano molto aderenti allo stile del film, e non era facile dirlo ad una persona del genere, che ha vinto due palme d’oro. In ogni caso, sul set mi ha dato insegnamenti che porterò sempre con me. Mi dispiace non sia qui oggi, ma sta girando un film.

La foresta di ghiaccio è un film complesso. Cosa si aspetta? Pensa che il pubblico gradirà?

Claudio Noce: Sì, mi aspetto che il film piaccia al pubblico, anche perché i test sono stati positivi. Spero che il film non risulti difficile, anche se credo sia molto complesso. Ho cercato di portare la complessità narrativa in un linguaggio che arrivi a tutti, che guardi ai nostri tempi.

Foresta di Ghiaccio

Il film tocca anche il tema dell’immigrazione…

Claudio Noce: Io vedo il mio film come una favola nera, e credo sia così. Però volevo anche rimanere legato alla realtà, e il tema dell’immigrazione mi ha aiutato in questo.

Quanto è costato il film?  

Matteo Rovere: E’ costato 1,4 milioni di euro. E’ una produzione Ascent Film e Rai Cinema e abbiamo goduto del supporto della Trentino Film Commission, sia per le location sia dal punto di vista economico.

Una domanda per gli attori, che difficoltà avete avuto nell’interpretare i vostri personaggi?

Adriano Giannini: Delle difficoltà c’erano per il mio personaggio. Con Claudio abbiamo iniziato a parlare del film due anni prima delle riprese e già mi diceva che mi voleva per quel ruolo. Dopo aver letto la sceneggiatura e dopo aver capito come voleva fare il film e come voleva inserire il mio personaggio all’interno di un gruppo di vere persone del luogo, con il volto scolpito dal vento e dalla neve, avevo delle perplessità, avevo paura di non riuscire a confondermi con loro e di non dare credibilità al personaggio. Fossi stato in Claudio non avrei affidato a me quel ruolo. Lui ha creduto in me più di quanto ci credessi io.

Ksenia Rappoport: Abbiamo lavorato molto per costruire il personaggio prima di iniziare le riprese, e in quel periodo ho fatto tante domande a Claudio perché nella sceneggiatura non era molto chiara la storia del mio personaggio, era troppo misterioso. Io volevo farlo più riconoscibile, ma ho accettato la sfida. Alla fine è venuta fuori Lana, un personaggio che per me sembra un orso delle favole russe. Devo dire che il luogo e costumi ci hanno aiutato molto ad entrare nei nostri ruoli.

Domenico Diele: Il mio è un ruolo difficile, molto segnato dal passato. Anche solo per il modo di parlare, avevo tanti elementi su cui lavorare, poi i costumi ci hanno aiutato moltissimo per sentirci quei personaggi. E’ stato un lavoro articolato e complesso.

Di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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