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Clermont, Napoli e la grazia.

Da Nicolamondini

Quella mattina di Agosto Napoli era ardente. Un caldo infernale avvolgeva ogni cosa e, tra le tante, avvolgeva anche me. Dormii bene durante la notte, avvertivo una pacata adrenalina senza troppi sussulti: la verità è che mi sarei reso conto della partenza a due passi dall’aereo. Quella mattina mia nonna era emozionata e trattenne con tanta difficoltà le lacrime, mia madre pure.Ricordo i giorni prima della partenza come momenti di grazia assoluta e cristallina, di gioia e serenità; giornate intere trascorse con gli amici di sempre: mi sentivo amato. In volo scrissi tanto. La moleskine che mi avevano regalato mi sarebbe stata compagna fedele nei primi quattro mesi della mia permanenza in Francia. Dopo quattro ore dall’atterraggio a Parigi arrivammo a Clermont. Conservo ancora il ricordo dell’atmosfera ovattata e surreale da cui fummo accolti, i fiori di place Gaillard e il caffè terribile che bevvi nel primo bar a portata di mano per poter svuotare la vescica alla toilette. Dopo mille tentativi al numero sbagliato, riuscimmo a contattare i nostri salvatori. Ludo, Cecile e Charline arrivarono nella piazza con due piccole macchine, da una di queste spuntava la testa di un cane bellissimo, un leone di nome Iago. Sbarcammo a casa di Flora la sera del 28 Agosto stanchi e affamati, tutto ci era estraneo, tutto ci sembrava minaccioso ma insieme dolce. Dal balcone del suo salone vidi per la prima volta, quella sera, i pinnacoli della cattedrale di Clermont. Mangiammo un piatto di pasta al ketchup e parmigiano: la migliore accoglienza per due studenti partenopei in Erasmus.Seguirono giorni surreali, giorni di prime volte assolute; il timore di non trovare una casa e la gioia inesprimibile della prima pizza cotta nel forno, il primo bottellon sotto l’effige severa di Vercingetorige a place de Jaude, i primi spagnoli e le prime birre dello Still, le prime parole in francese: come si pronuncia? Ah bouuuuuré? Ma con l’accento? Santé! Oh, mon Dieu je suis pompette! Mamma, qui è tutto diverso, ci sono fiori ovunque e la città è pulita! Quando ti possiamo venire a trovare? E poi la coinquilina francese e la ratatouille e i corsi all’Università da restare a bocca aperta e le crepes salate e Lione e Parigi.Porto nel cuore la faccia bizzarra di Ion, i drink di Lola e Ines, la bontà di Jonathan, l’incomprensibile slang delle Irlandesi e la follia delle Inglesi, il riserbo dei Cechi e l’affascinante concezione del mondo tutta tipica del popolo francese.Prima di partire scrissi e mi ripromisi di conservare ogni notte, al caldo del mio cuscino, le chiavi dei cassetti che custodiscono gli infiniti universi di cui la mia vita in Italia è padrona; l’ho fatto ogni sera, con tenacia e tenerezza, accarezzando i ricordi e le passioni che mi legano a questa terra e ai miei affetti più cari, amandoli ogni giorno di più.

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