La soluzione potrebbe essere la più semplice. Ma forse proprio perché sotto gli occhi di tutti, si fa fatica ad accorgersene. Riflettevo ieri sui rischi evidenziati dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, di porre obiettivi troppo vincolanti per l’industria (riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030 rispetto al 1990) nel nuovo pacchetto europeo su clima ed energia.
Mentre si discute sui target di riduzione delle emissioni climalteranti e sui conseguenti obiettivi in termini di peso delle fonti rinnovabili, la Commissione europea avrebbe invece intenzione di non porre obiettivi vincolanti all’incremento dell’efficienza energetica. “Una grande occasione persa”, come afferma Qualenergia.it.
Nell’articolo si ricorda la lettera inviata il 20 gennaio dalla European Alliance to Save al presidente Barroso e al presidente del Consiglio, Enrico Letta, che evidenzia la necessità di “un target obbligatorio europeo al 40% per la riduzione dei consumi energetici”. Nella missiva della EU-ASE, firmata dalla presidente dell’associazione Monica Fassoni, si sostiene che “il risparmio energetico è la leva più efficace dell’UE per rafforzare la propria sicurezza energetica e la competitività dell’economia dell’intero continente, riducendo al contempo le emissioni di gas a effetto serra. L’Europa potrà avere un vantaggio competitivo nell’economia globale – prosegue – solo se riuscirà a risparmiare energia sia per la produzione industriale sia nei consumi quotidiani”.
Il recente rapporto del Politecnico di Milano sull’efficienza energetica nel nostro Paese evidenzia un notevole potenziale di risparmio legato alle applicazioni di tecnologie dedicate: tra i 195 e i 288 TWh sui consumi finali al 2020, 72 milioni di tonnellate di CO2 annue (sulla base della riduzione dei consumi finali di energia), incidenza del volume d’affari annuo sul PIL compresa tra il 2 e il 4% (gli operatori del settore, inoltre, oscillerebbero tra l’1,3% e il 2% del totale), assumendo l’italianità del settore.
Politiche efficaci a favore dell’efficienza energetica, secondo il rapporto, devono partire “dalla profonda conoscenza delle tecnologie in ambito residenziale e industriale, del loro stato di maturità, della sostenibilità economica in assenza e in presenza di incentivi, dei benefici in termini di emissioni, consumi energetici e costi e delle caratteristiche della filiera industriale”.
Tornando alla lettera della European Alliance to Save, la Eu-ASE chiede “un target ancora più ambizioso” per la riduzione delle emissioni di CO2. Su questo tema, invece, la perplessità rimane. Sarebbe davvero più opportuno concentrarsi sull’efficienza energetica e sullo sviluppo tecnologico, esaltando le caratteristiche dell’Europa e non l’essere virtuosi a tutti i costi. “Tecnologie, non vincoli, per abbattere le emissioni”, scriveva Jacopo Giliberto il 17 gennaio.
[foto da ravanogp.it]