Clippers: ora serve l’ultimo salto di qualità

Creato il 28 maggio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Contro tutto e tutti. Contro la storia, che li ha messi in un angolo, nascosti dietro i vincenti Lakers, contro la sorte, loro avversa dalla maledizione di quel lontanissimo 1976, contro scandali dirigenziali, dubbie chiamate arbitrali a sfavore, contro il loro stesso nome che, nel definirli clips, regala non più che il misero significato di “graffette”. Eppure, quest’anno, la sponda vincente di Los Angeles è stata proprio quella dei Clippers.

La regular season è stata record, chiusa con 57 vittorie, una in più rispetto allo scorso anno e massimo di sempre, e con il terzo posto in Western Conference, anch’esso massimo risultato da quando la franchigia ha casa nella City of Angels. I Clippers, però, erano assolutamente tra le papabili magnifiche otto ad Ovest e non deve sorprendere il comunque straordinario risultato ottenuto in stagione regolare. LA era attesa, dopo la magra figura dello scorso primo turno di playoff contro i Grizzlies, alla prova del nove in questa post-season, la prima con Doc Rivers in panchina e con così tante pressioni sulle spalle. In stagione la sorpresa è stata, su tutte, l’eccezionale crescita di Blake Griffin, non solo a livello di prestazioni e del gioco espresso, ma anche dal mero punto di vista statistico (24.1 punti e 9.5 rimbalzi di media). Chris Paul ha guidato eccezionalmente un parco guardie straordinario, che comprende, tra gli altri, il Sixth Man of the Year, Jamal Crawford. DeAndre Jordan ha fatto sentire un peso decisivo sotto canestro, chiudendo primo in termini di rimbalzi e terzo per stoppate a partita. Al primo turno di playoff Los Angeles si trovava di fronte un avversario per nulla semplice da superare, anzi considerato, già alla vigilia, tra le possibili sorprese stagionali, dopo l’exploit dello scorso anno. I Warriors erano, dunque, il banco di prova decisivo per per provare il salto di qualità.

La serie comincia come peggio non poteva, con una brutta sconfitta allo Staples Center. Il miglior attacco della regular season NBA (108 punti a partita) ha però risposto da campione già in gara 2. Blake Griffin, gravato di falli nella partita d’esordio e per questo relegato in panchina per lunghi tratti della stessa, ha tirato fuori gli artigli, segnando 35 punti, parte dei 138 con cui è stata demolita Golden State, che alla sirena finale contava 40 lunghezze in meno a tabellone. E’ stata, però, gara 3 a girare le sorti della sfida in favore dei losangelini. Grazie alla vittoria di misura 98-95, firmata nel finale da Chris Paul, i Clips hanno acquisito nuovamente il fattore campo. Il giorno seguente si è scatenata la bufera intorno alle dichiarazioni razziste del presidente Donald Sterling, radiato dalla Lega e costretto a considerare la vendita della franchigia. La squadra risponde, però, come meglio non poteva, con silenzio e dedizione, senza perdersi in inutili fandonie. Dopo due nette vittorie casalinghe, prima dei Warriors ad Oakland, poi dei Clippers nella City of Angels, ecco che Golden State rischia seriamente di perdere la serie in casa in gara 6, ma resiste nuovamente agli attacchi degli avversari. La contesa si chiude, però, in gara 7, grazie ai punti di Griffin (24), ai rimbalzi di Jordan (18) e agli assist di Paul (14). Una sinfonia perfetta, che guida i Clippers al 126-121 decisivo. Warriors rispediti al mittente con un’ottima prova di forza, in attesa di incontrare i Thunder in semifinale di Conference, miglior traguardo mai raggiunto dalla franchigia nella sua storia, conquistato già un paio di volte prima di quest’anno (2006, 2013).

La serie contro Oklahoma City si apre con uno schiacciante successo alla Chesapeake Arena da parte degli ospiti, che si guadagnano il fattore campo grazie ai 32 punti con 10 assist del solito Paul. OKC risponde a dovere in gara 2 e riesce a far sua anche anche gara 3 allo Staples, guidata dai 36 punti dell’MVP della stagione regolare, Kevin Durant. In gara 4 i Clippers non possono sbagliare, ma l’inizio è da incubo. I Thunder segnano più del doppio dei punti di Los Angeles nel quarto d’apertura (32-15) e sembrano poter gestire agilmente un vantaggio che si fa anche più ampio nel terzo quarto di gioco. I padroni di casa sono alle corde e vedono la serie scivolare dalle loro mani, ma nulla è ancora perduto e i tifosi possono festeggiare una grandissima rimonta. Grazie ai 10 punti di Collison negli ultimi tre minuti di gioco, oltre che al maestoso lavoro di un superbo coach Rivers, che surclassa il rivale Scott Brooks con una tattica perfetta, la sfida termina con la vittoria 101-99 per i Clippers. Gara 5, decisiva per le sorti della serie, incombe. Los Angeles ha preso in mano l’inerzia del gioco e domina la sfida nel finale, arrivando a condurre di 13 lunghezze con soli quattro minuti da giocare. Durant sfrutta le disattenzioni avversarie e punisce i Clippers senza sosta. Il vantaggio è presto accorciato, prima del misfatto. Ad OKC, sotto di due lunghezze con una manciata di secondi da giocare, viene regalata una rimessa, chiaramente da assegnare ai Clippers, oltre ad un dubbio fallo da tre liberi. I Thunder portano a casa il match tra le polemiche.

I Clippers hanno perso la forza di lottare proprio sul più bello, anche per colpe esenti da quelle di squadra. Se è vero che, a certi livelli, non si può essere recuperati proprio sul più bello, quando si sta per vincere gara 5 in trasferta, è anche vero che a Los Angeles è stato fatto un evidente torto. La sconfitta in gara 6 allo Staples, che è costata ai Clips la finale di Conference, è arrivata di conseguenza a quella precedente. Peccato davvero per una franchigia che ha conosciuto finalmente un’ottima annata, una stagione da ricordare, con giocatori straordinari e momenti da segnare su un calendario fino ad oggi davvero misero di glorie. Una stagione da record, in attesa di prendersi ancora qualche rivincita, tanto sui Lakers, quanto sull’intera Lega.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :