Cloud Atlas è un racconto polifonico diviso in sei storie che si alternano tra di loro e che sono contraddistinte da una grande quantità di rimandi interni. Tutto è connesso come dice la frase di lancio del film.
Sei epoche diverse: nel 1839 Adam Ewing salva uno schiavo nero da morte certa e riesce a sopravvivere al tentativo di avvelenamento da parte del malefico dottor Goose.
Nel 1936 giovane musicista gay lavora come copista per famoso compositore e scrive di suo pugno una musica celestiale, l'Atlante delle Nuvole del titolo.
Nel 1972 una giovane reporter indaga sui danni provocati da alcune centrali nucleari , si imbatte nella composizione dell'Atlante delle Nuvole di cui sopra e le vengono fatte rivelazioni importanti dalla versione anziana dell'amante del giovane musicista gay del segmento precedente.
Nel 2012 un editore ricattato dagli scagnozzi di un suo scrittore si fa prestare soldi dal fratello che in cambio lo fa rinchiudere in un ospizio.
Nel 2144 un clone addetto a una "mangeria" scopre il suo triste destino grazie a un gruppo di ribelli contro il "sistema".
Nel 2321 il vecchio Zachry racconta di quando una donna venne a salvare lui e sua nipote dall'attacco di guerrieri cannibali. Il mondo è ridotto a uno stato primitivo, la donna mostra a Zachry di come la dea di cui professano il culto sia stata in realtà una semplice donna mortale.
Benvenuti al Luna Park dei Wachowski bros ( o meglio brother and sister) e di Tom Twyker, registi che si sono buttati a capofitto in quello che rischia di essere il primo kolossal europeo con un budget vicino a quello dell'industria americana.
Cloud Atlas è fatto con capitali tedeschi ( si parla di un budget superiore ai 100 milioni di dollari), realizzato con maestranze europee e divi sia inglesi che americani.
Un film complesso nel suo insieme soprattutto per la grande quantità di rimandi interni che contiene, con i vari attori principali alle prese con più ruoli, perchè le varie storie singolarmente sono di lettura piuttosto facile nel messaggio che vogliono veicolare.
Il problema più grande è approcciarsi al film: dopo una prima ora che di fatto è una sorta di introduzione in cui il consumo di un pacchetto intero di Golia Active plus è stato un indicatore attendibile di quanto il film incitasse all'abbiocco , poi, faticosamente ,si riesce a porsi sulla lunghezza d'onda delle varie storie che sono intervallate tra di loro in modo anche vivace da un montaggio ipervitaminizzato, creando da una parte l'effetto soap opera ma d'altra parte riuscendo a creare una certa suspense nelle varie vicende.
Visivamente l'universo di Cloud Atlas è talmente stratificato da affascinare: dalle atmosfere alla Apocalypto di un futuro remoto, si passa a un dramma ambientato su una nave, a storie ambientate tra il presente e il passato prossimo fino ad arrivare a un futuro distopico passando attraverso le atmosfere di un noir anni '70 .
Il tutto costruito sul principio sempre valido delle sliding doors che cambiano i destini dell'umanità.
Per quanto riguarda il segmento ambientato nel futuro c'è una sorta di ricalco dell'impalcatura visiva di Matrix ibridata con suggestioni bladerunneriane e rimandi che vanno da La fuga di Logan fino ad arrivare alla citazione manifesta del Soylent Green di 2022: I sopravvissuti.
Dal punto di vista dei contenuti credo che si rischia di incorrere nello stesso equivoco in cui sono incappati molti illustri analisti di Matrix e del suo universo: diciamo che molti sono andati oltre alle intenzioni di due semplici cinematografari americani che credo ignorassero quanta filosofia fosse nascosta nel loro film.
Anche con Cloud Atlas si rischia lo stesso equivoco: quello che è semplicemente un racconto pantagruelico con generose sfumature New Age , interessante soprattutto per la forma filmica che gli è stata data , rischia di diventare il nuovo The tree of life o il nuovo 2001: Odissea nello spazio per rimanere nell'ambito fantascientifico.
Ma i Wachowski e Twyker non sono all'altezza, nè vogliono esserlo, delle pretese filosofiche malickiane o kubrickiane.
A loro interessa il meccanismo dello spettacolo, la magnificienza visiva che nella loro carriera è sempre andata di pari passo con un certo grado di presunzione.
Cloud Atlas comunque ha una sua armonia : se all'inizio è stato veramente difficile avvicinarsi al film, poi nella seconda parte subentra la fame di sapere come va a finire, se va a finire in qualche maniera.
Sicuramente non ha la statura di un nuovo grande classico del cinema , il risultato è inferiore alle attese ma non è solo un dispendioso sfoggio di trucco, parrucco e dentiere per mascherare al meglio i divi presenti in più ruoli durante il film.
Cloud Atlas mi ha dato l'impressione di un film che al paneesalamismo di tematiche semplici e perfettamente intellegibili ( razzismo, discriminazione, omofobia, poteri forti dell'economia ecc ecc ) abbia voluto aggiungere un generosissimo tocco di nouvelle cousine con l'accostamento ardito di molti sapori diversi.
Ma si sa che il pane e salame non va tanto d'accordo con salse strane da alta cucina.
Cloud Atlas mi è sembrato proprio come un panino al salame aromatizzato con troppi sapori diversi.
Tolte le salse, sgombrati gli eccessi, ci si può anche divertire.
Una piccola nota sul doppiaggio: ma perchè Zachry parla coi verbi all'infinito però quando serve usa benissimo i congiuntivi?
( VOTO : 6,5 / 10 )
Magazine Cinema
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