Dopo aver trattato nell’articolo precedente i concetti e le caratteristiche principali del cloud computing, esaminiamo due altri aspetti fondamentali: i modelli di servizio e quelli di erogazione.
I servizi cloud vengono classificati, rispetto alle strutture del sistema informativo aziendale nei seguenti modelli di servizio.
1. Infrastructure as a Service (IaaS): comprendono risorse di networking, capacità di storage, capacità elaborativa e altre risorse IT di base. Gli utenti, però, non gestiscono o controllano l’infrastruttura cloud ma si limitano alla gestione dei sistemi operativi, dello storage, delle applicazioni caricate e, a volte, di un insieme predeterminato di risorse di rete. Questo tipo di servizio rappresenta, quindi, un’evoluzione di quelli tradizionali di virtual hosting, declinato, però, secondo i principi descritti in precedenza.
2. Platform as a Service (Paas): servizi attraverso i quali gli utenti possono utilizzare, già preinstallate e configurate, piattaforme ottimizzate per lo sviluppo, il testing e l’erogazione di servizi applicativi o per l’integrazione di diversi sistemi. La piattaforma PaaS tipicamente include sistemi operativi, sistemi di sicurezza, sistemi di gestione di database, ambienti di sviluppo software. Gli utenti non gestiscono l’infrastruttura cloud né le componenti di rete, i server, i sistemi operativi o lo storage ma hanno il controllo sulle applicazioni utilizzate e, alcune volte, sulle configurazioni degli ambienti di hosting.
3. Software as a Service (SaaS): l’utente finale accede alle applicazioni messe a disposizione dal fornitore nell’infrastruttura cloud in modalità on-demand tramite tecnologie Internet. Queste applicazioni sono accessibili tramite browser nel caso PC o tramite “App” nel caso di un tablet o di uno smartphone. Il provider SaaS deve, poi, garantire la potenza di calcolo, le risorse di storage e di rete per eseguire l’applicazione. Gli utenti non gestiscono l’infrastruttura cloud né le componenti di rete, i server, i sistemi operativi, lo storage o le capacità dell’applicazione.
Per quanto attiene, poi, alle tipologie di erogazione dei servizi, il NIST (National Institute for Standards and Technology) individua i seguenti modelli:
1. Cloud Privato: l’infrastruttura cloud è riservata ad una sola organizzazione. Una cloud privata può essere gestita dall’organizzazione stessa o da un outsourcer e può essere fisicamente collocata in strutture interne o esterne all’utilizzatrice. La realizzazione di un’infrastruttura Cloud privata richiede investimenti ingenti per la realizzazione del data center e per l’acquisto delle risorse hardware e software.
2. Community Cloud: l’infrastruttura cloud è condivisa da molteplici organizzazioni e supporta una specifica community che condivide alcuni assunti di base come ad esempio la mission, i requisiti di sicurezza, le policy di utilizzo, oltre agli investimenti necessari alla realizzazione dell’infrastruttura e il controllo della stessa. Può essere gestita direttamente dalle organizzazioni o da un outsourcer e può essere fisicamente collocata in strutture interne o esterne all’organizzazione.
3. Cloud Pubblico: L’infrastruttura cloud è resa disponibile al pubblico o ed è di proprietà di un service provider che vende servizi cloud. Gli investimenti infrastrutturali sono interamente sostenuti dal fornitore, mentre il singolo utente paga solamente per i servizi effettivamente fruiti.
4. Cloud Ibrido: un’infrastruttura Cloud ibrida è una combinazione di due o più modelli di erogazione collegati tra di loro.
Nel prossimo articolo esamineremo i principali vantaggi operativi, economici e di sicurezza che i servizi cloud sono in grado di garantire.