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Cobra Verde di Herzog/Kinski. E non capisci più dov'è l'inizio e dov'è la fine
Creato il 01 settembre 2011 da SpaceoddityLa neve viene dalla luna, è per questo che è bianca. Solo Werner Herzog è in grado di trasformare con energia l'ultimo passante, il reietto, in pura poesia, in un sogno lieve lieve nella sua spietata crudeltà. Regista dell'uomo e della sua esistenza ombrosa e dolorosissima.
Dannato il giorno in cui l'ho conosciuto, questo regista dannato dell'uomo dannato a cercare sempre un senso. Dannato uomo dei colori e della pelle, dannato uomo del coraggio insperato e della paura di ossa che ti vibrano senza scampo.
In quest'estate di film, di registi, di immagini, di folgorazioni improvvise, nessuno come Herzog ha saputo uccidere il mio senso di solitudine nello spaesamento di ogni uomo. Euclides, lo storpio, il gobbo oste solitario che fa poesia, l'astante ubriaco dell'intermezzo di Woyzeck, l'invasato, mostruoso monologo finale di Aguirre.
Herzog declina in forma cinematografica il dolore infinito dell'uomo di Mahler:
O Mensch, gib Acht!
Was spricht die tiefe Mitternacht?
(Attento, Uomo,
cosa dice la profonda mezzanotte?)
Film sulla schiavitù a sé stessi e alla propria profonda devozione alla morte, film sulla libertà improvvisa, film sul sacrificio, sulla fratellanza tradita, film sugli inganni, sugli alibi di chi ha un potere che neanche conosce su esseri umani che deliberatamente ignora. Cobra Verde è anche il film del definitivo distacco tra Herzog e il dionisiaco Klaus Kinski, che - novello Nosferatu - ne aveva ormai prosciugato la pazienza e le risorse.
Film summa di un sodalizio in crisi da sempre. E film inaspettatamente sfuggito alle mani del suo protagonista, del suo attore-feticcio, film della sconfitta della follia, dell'unica speranza di fuga: impossibile, guardando l'ultima scena, non pensare al faraonico progetto di Fitzcarraldo in piena Amazzonia. Impossibile non chinare lo sguardo pietoso di fronte all'uomo in fuga e a tutta la potenza del suo fallimento.
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