Coerente nel modo sbagliato

Creato il 01 dicembre 2013 da Malvino

Riccardo Magi non era candidato in una lista radicale, ma in quella di Ignazio Marino, non si è capito bene se dopo aver chiesto il permesso a Marco Pannella o se limitandosi ad informarlo che ne avesse l’intenzione, di certo c’è solo che non gli fu opposto alcun divieto, neppure in forma di paterna dissuasione. Sta di fatto che, all’annuncio ufficiale della sua candidatura nella lista civica «Marino Sindaco», Marco Pannella storse il muso, sciolse i cani e annunciò pubblicamente che avrebbe votato il M5S, per dargli appoggio solo al ballottaggio, obtorto collo, tiepidissimamente.Non voleva che i radicali si presentassero alle elezioni comunali di Roma, almeno così era sembrato, e perfino ai suoi fedelissimi, che però rimproverò di aver capito male: disse che avrebbe voluto fosse approntata una lista, Emma Bonino in testa, anche già ministro, va’ a capire se per usarla come specchietto per le allodole, visto che dopo i maneggi con Francesco Storace non c’era un’altra faccia spendibile, o più semplicemente per romperle un po’ in cazzo e metterla in imbarazzo.Di fatto, l’elezione di Riccardo Magi a consigliere comunale gli inferse una profonda ferita e non trovò modo migliore di leccarsela che con l’accusarlo di essere un imbroglione e un ladro: aveva fatto sparire le firme raccolte per la campagna «Roma Sì Muove»dall’associazione «Radicali Roma», di cui Riccardo Magi era stato segretario fino al giorno prima di candidarsi, che non erano 44.000, com’era andato millantando, ma solo 26.000. Accusa pesantissima, ma, quando gli fu dimostrato che era falsa, senza neppure provare a chiedere scusa, Marco Pannella disse che era stata una innocente provocazione: voleva esser certo che le firme non fossero scomparse e che fossero davvero 44.000.Ma veniamo all’oggi, all’articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera di sabato 30 novembre di cui ho riprodotto l’incipit qui sopra.

Al momento, Marco Pannella tace, ma non c’è ombra di dubbio che non tarderà ad intestarsi il merito dell’iniziativa di Riccardo Magi, e d’altronde ne ha pieno diritto, perché ogni membro di una setta non ha che da essere un pallido riflesso della luce che emana il capo. Quando aprirà bocca sulla vicenda che vede per protagonista Riccardo Magi, Marco Pannella non avrà alcun pudore nel definirlo sua diletta creaturina: dirà che di lui ha sempre avuto enorme stima, e che è stata sua lidea della candidatura nella lista di Ignazio Marino, e che dietro ogni iniziativa fin qui intrapresa dal consigliere comunale radicale, compresa quella odierna che solleva l’ennesimo scandalo sul fiume di denaro pubblico alle casse dei partiti, c’erano il suo consiglio e il suo sprone, seppur in mera forma dispirazione.E Riccardo Magi? Lo lascerà dire, un po’ perché sa bene che a smentirlo, rammentando le continue molestie di cui è stato fatto oggetto lui e l’associazione «Radicali Roma», non ne ricaverebbe nulla, e un po’ perché, tutto sommato, potrà ampiamente dirsi soddisfatto di averlo costretto a ricredersi sul suo conto. Possiamo essere certi che tacerà anche quando sentirà Marco Pannella tracciare il continuum tra lo scandalo sollevato col suo intervento in Campidoglio e quello che fu sollevato con le rivelazioni dei radicali della Lista Pannella che fino allanno scorso sedevano nel Consiglio regionale del Lazio.Non sarà Riccardo Magi a far presente la sostanziale differenza tra i due casi: qui, il consigliere comunale radicale solleva la questione prima che un solo euro sia stato erogato a lui o altri membri del Consiglio comunale di Roma; lì, i due consiglieri regionali radicali sentirono il dovere di sollevarla solo diciotto mesi dopo essersi seduti nel Consiglio regionale del Lazio e dopo aver usufruito dellerogazione di alcune centinaia di migliaia di euro, in buona parte finiti nella pancia del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, che per statuto neanche si presenta alle elezioni politiche che si tengono in Italia, tanto meno a quelle regionali.Sostanziale differenza nella scansione degli eventi che fa sostanziale differenza nel metodo politico, sicché potremmo dire che, sebbene in entrambi i casi siano stati dei radicali a porre la questione, siamo dinanzi a due diverse concezioni della coerenza: nel caso di Riccardo Magi, il drenaggio di denaro pubblico ai partiti è contestato nel rifiuto di percepirne la quota parte; nel caso dei consiglieri della Regione Lazio, era contestato a posteriori, dopo averne incassato e speso. Quasi grillina, la coerenza di Riccardo Magi. Tutta pannelliana, invece, la coerenza di Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, perché in fondo è da sempre che Marco Pannella si dice contrario al finanzamento pubblico dei partiti ed è da sempre che ne usufruisce.Chissà che non fosse proprio lintuire questa differenza di metodo, che certa ipersensibilità può arrivare a considerare momento di distinguo antropologico, a motivare la diffidenza di Marco Pannella nei confronti di Riccardo Magi: a naso gli sarà sembrato coerente nel modo sbagliato. E allora si capisce perché labbia considerato un corpo estraneo fino ad oggi, quando finisce per tornargli utile dopo averlo debitamente metabolizzato a cosa sua.   



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