Magazine Pari Opportunità
SONO MOLTO CONTENTA.Sono quegli argomenti che difficilmente trovano la dovuta sensibilità della gente, come la maggior parte di discriminazione femminile che non viene riconosciuta, non viene percepita ma c'è, ed è la più pericolosa.
VORREI ELENCARVI QUALCHE ARGOMENTAZIONE:1)_Personalmente io sono sempre stata più attaccata alla famiglia di mio padre per tanti motivi e da ragazzina se mi chiedevano quale cognome scegliere dei due genitori io avrei scelto quello paterno senza battere ciglio.2)_Una persona mi ha scritto in privato sostenendo che il cognome alla fine è solo una parola che serve per identificare una persona e non capiva perchè dovevo darci così tanta importanza. 3)_Una donna era fiera di portare il cognome del padre per questioni di affetto o di avversione alla madre e diceva che lo avrebbe, con la stessa fierezza, cambiato con quello del marito.Questione di affetto e amore nei confronti del padre e del marito.4)_Un uomo invece si trovava abbastanza spiazzato perchè se ognuno dei due genitori aveva due cognomi, il figlio se ne trovava quattro e i nipoti o sei o otto e così via. (spero che questa domanda sia retoria per tutti...!)5)_Nella bacheca dell'evento una donna scrive di "lasciare almeno quello agli uomini" per il fatto che il rapporto più intenso che il figlio ha è quello con la madre.6)_Una ragazza invece fa presente che il cognome della madre deriva da quello del padre quindi l'aggiudicazione del cognome materno si identifica con quello del nonno materno, di un uomo insomma. Non ci sarebbe quindi un cognome che deriva dalla donna, come una tradizione matriarcale, quest'ultima soppressa ormai millenni fa. 7)_Infine cito quest'ultimo commento che riporto integralmente: "sono contrario: l'unica cosa che mi ha dato mio padre è il cognome. L'unica cosa che simbolicamente mi ha tramandato il senso della mia virilità e il "nome del padre", i figli fisicamente e affettivamente sono al 100% della madre. Il cognome del padre è l'unico legame simbolico che permette ad un maschio di sfuggire all'identificazione totale con l'utero materno, è la spada (fallica) che ci viene data per gettarci nel mondo in quanto maschi...la virilità non è una condizione "data", ma socialmente costruita. E' l'unico trucco con cui le donne riescono ad affibbiare ad un uomo la condivisione del fardello della crescita di un altro individuo. La paternità non è biologica...toglietele anche il filo simbolico che la costituisce e sparirà".
Mi spiace che gli abbia dato solo il cognome. Il padre secondo me può dare tanto quanto una madre e non è detto che in alcuni casi possa dare di più. Sono d'accordo che la virilità è socialmente data, ma la paternità biologica esiste. Poi lui parla da uomo, dimenticandosi che c'è un'altra metà di popolazione che è femminile. Fattore prettamente personale.
Da queste affermazioni sono sorte discussioni molto importanti per me. Ed è per questo che scrivo questo post, grazie a queste affermazioni che io non condivido ma che mi hanno aiutato a ragionare e formulare altri concetti.Dai commenti che ho letto ho capito che molte opinioni discordi (e non) derivano da un fatto puramente personale, da affetti particolari, da esperienze vissute più o meno intensamente.Il ragionamento che intendo io va oltre la propria vita.Se uno pensa solo "al suo giardino" non si andrà mai da nessuna parte, è inutile ragionarci.La mia riflessione è partita dalla discriminazione femminile in generale, dalle sue origini, dalla condizione femminile attuale. Pensare alla donna in chiave femminista, in chiave storica, sociologica, ti pone davanti ad una questione importante: perchè ancora oggi la donna non possiede alcuni diritti solo perchè è donna? Quali sono le cause, i pregiudizi? Da cosa nascono? Esiste un'alternativa culturale? Fino a che punto una situazione viene ritenuta NORMALE e quando diventa DISCRIMINANTE? Quanto è NATURALMENTE dato e quanto lo è SOCIALMENTE?LA QUESTIONE DEL COGNOME quanto è socialmente data? E' o non è discriminante?Io sono donna e e in quanto donna non posso trasmettere il mio cognome ai figli.
Se l'articolo 3 dice che la donna ha gli stessi diritti dell'uomo, questa è una questione NORMATIVA.Se passasse una normativa per cui si può scegliere anche il cognome materno, sarebbe una svolta per la notra nota tradizione quindi la gente non la lascerebbe mai passare come una cosa di poco conto, che fa poco rumore. Sarebbe una considerazione aggiunta, si inserirebbe la donna in un contesto in cui prima era esclusa e questo inciderebbe in tutte le famiglie d'Italia, senza distinzione di luogo o estrazione sociale. Nessuno escluso. Inciderebbe molto sulla nostra considerazione, perchè avremmo conquistato un diritto che coinvolge il paese intero. Quindi è un fatto anche e soprattutto CULTURALE. Il ruolo materno non si trasformerebbe ma si modificherebbe, acquisterebbe più valore, valore sociale, valore politico pubblicamente riconosciuto.
Con questa riflessione spero di aver risposto a tutti i commenti finora ricevuti.
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